Anna Bolena

Ordina biglietti
Marzo 2025 Next
Lu
Ma
Me
Gi
Ve
Sa
Do

 

Trama

 

Atto I

Sala nel castello di Windsor negli appartamenti della regina. Il luogo è illuminato

L'opera si apre in uno degli appartamenti di Anna Bolena. I nobili passeggiano e discorrono (Né venne il re?): sono inquieti e ansiosi. Infatti sanno che il "volubile cuore" di Enrico, così come di Anna, si è innamorato di un'altra donna, di cui si ignora l'identità. Entra Giovanna di Seymour, ancella di Anna, ed è proprio lei la nuova favorita del re. Giovanna teme che la regina sospetti qualcosa (Ella di me sollecita), combattuta tra l'amore per il re e il rimorso per ciò che sta facendo ad Anna.

Entra Anna, turbata così come tutti i presenti, ma cerca di dissimulare (invano) la sua tristezza. Per svagarsi ordina al paggio Smeton di rallegrare la corte con il suo canto. Smeton, che di Anna è segretamente innamorato, canta una romanza (Deh non voler costringere), in cui dichiara implicitamente il suo amore alla regina, ma Anna, turbata e commossa, lo fa cessare: la canzone le ha fatto tornare alla mente i ricordi del passato. Fingendo che nulla sia accaduto esorta tutti i presenti a ritornare alle proprie stanze, dato che il re non si è ancora presentato; intanto si confida con Giovanna e le consiglia di non cedere al fascino del trono, come invece ha fatto lei (Non v'ha sguardo).

 

Giovanna, rimasta sola, rimugina sulle parole della regina, divisa tra l'amicizia per lei e l'amore per Enrico, che sopraggiunge proprio in quel momento: ne segue un dialogo serrato in cui il re dapprima promette all'amante il trono (Tutta in voi la luce mia), e poi, di fronte alle sue esitazioni, la accusa di non amarlo. Giovanna cerca di difendersi, ma non riesce a convincere Enrico a desistere dal suo "piano" contro Anna: l'unica maniera per fare sì che l'amata sia sua moglie è ripudiare la moglie precedente, e afferma di avere trovato una maniera di sciogliere il legame matrimoniale con la Bolena. Giovanna, atterrita, non osa sapere o chiedere di più (Ah, qual sia cercar non oso).

 

Parco nel castello di Windsor. È giorno

Nel parco del castello di Windsor si incontrano dopo tanto tempo Percy e Rochefort, fratello di Anna. Rochefort si rallegra per il ritorno di Percy, mandato in esilio da Enrico subito dopo le nozze di Anna, anche se l'amico si duole per il ritorno in Inghilterra, poiché è vicino all'amata Anna, il cui amore ha perduto (Da quel dì che lei perduta).

Entrano il re e la regina per la caccia. Enrico saluta Percy e gli comunica che il suo esilio è stato revocato su insistenza di Anna: durante un breve dialogo tra i due la passione ritorna ad avvampare ed Enrico (che ha ordinato sadicamente a Percy di baciare la mano della regina, per ringraziarla) ordina al fido Hervey di sorvegliare la regina e Percy. Alla fine il re parte per la caccia e Anna si ritira nelle sue stanze.

 

Gabinetto nel castello, che mette all'interno delle stanza di Anna

Il paggio Smeton si aggira nell'appartamento della regina. Segretamente innamorato di lei, ne custodisce un'immagine (Ah, parea che per incanto). In quel momento ode dei rumori e così si nasconde all'arrivo di Anna seguita dal fratello. Rochefort convince la sorella a concedere almeno un incontro a Percy, e lei, malvolentieri, acconsente. Percy continua a rimarcare il suo amore mai sopito, ma Anna non può ricambiarlo, essendo regina e temendo per la loro reputazione (duetto: S'ei t'abborre io t'amo ancora). Percy, al diniego di Anna, estrae la spada per uccidersi, quando interviene Smeton per difendere la regina, scambiando il tentato suicidio per un attentato alla vita della regina. Anna sviene e il rumore della lotta richiama i cortigiani e il re. Il re, soddisfatto per il successo del suo piano, accusa pubblicamente Anna di adulterio. Smeton, nel tentativo di difenderla, lascia cadere l'immagine di Anna, che viene considerata come prova evidente del tradimento. Anna, Percy e Smeton vengono arrestati, mentre tutto il coro lamenta le disgrazie che affliggono il regno d'Inghilterra (Ah, segnata è la mia sorte).

 

Atto II

Gabinetto che mette nella stanza dov'è custodita Anna. Guardie alla porta

Le dame compiangono la regina (Oh, dove mai ne andarono) e vengono convocate da Hervey al Consiglio dei Pari. Anna, rimasta sola, prega e riconosce, nella sua rovina, le stesse pene che ha fatto subire un tempo a Caterina d'Aragona, di cui era dama di compagnia e amica: lo stesso rapporto instaurato tra Anna e Giovanna. Proprio Giovanna si presenta alla regina con una supplica: il confessarsi colpevole di tradimento la farebbe divorziare da Enrico, senza la minaccia della condanna a morte. Anna rifiuta l'infamante proposta e maledice Enrico con la sua nuova amante (Sul suo capo aggravi un Dio), ma il pianto di Giovanna le svela la verità: la sua ancella confessa la relazione e chiede il perdono della regina. Anna, dapprima sconvolta, la perdona, commiserando la sua futura sorte da regina (Va', infelice, e teco reca).

 

Vestibolo che mette nella sala ov'è adunato il consiglio. Gli ingressi sono chiusi e le porte custodite da guardie

Percy e Anna stanno per essere condotti davanti al tribunale (coro: Ebben? Dinnanzi ai giudici). Hervey comunica che il paggio Smeton, credendo di salvare la regina, ha confessato, confermando la tesi dell'adulterio, condannando così Anna e compiacendo i piani del re.

Anna chiede a Enrico di essere subito uccisa e di non dovere subire l'umiliazione del giudizio. Percy, allora, rivendica i diritti di Anna, affermando di essere stato suo marito prima del matrimonio con il re. Allora Anna afferma di essersi pentita di avere scelto l'amore del re invece di quello di Percy. Il sovrano si infuria e affretta al tribunale la coppia (terzetto: Ambo morrete, o perfidi).

 

Enrico rimugina sulle affermazioni dei due e pensa di includere nella vendetta la bambina avuta da Anna (la piccola Elisabetta I). Riappare Giovanna, che afferma di volere lasciare la corte per espiare altrove i suoi peccati contro di Anna: Enrico, furente, si sente ancora più avvampare dalla rabbia contro l'odiata ex moglie, che è riuscita a spegnere l'amore di Giovanna. Ma la nuova regina afferma di amarlo ancora e per l'amore che li lega lo supplica di non condannare Anna (Per questa fiamma indomita): in quel momento Hervey rientra e annuncia la condanna a morte di Anna, Percy, Smeton e Rochefort appena emessa dai Pari. Il coro e Giovanna implorano Enrico di cedere alla clemenza, ma il sovrano rifiuta (Ah, pensate che rivolti).

 

Prigioni nella torre di Londra. Il fondo e le porte sono occupate da soldati

Percy e Rochefort sono condannati. Percy rimane indignato per la condanna di Rochefort, ma lui si autoaccusa di avere consigliato la sorella di cedere alle insistenze del re. Entra Hervey, che comunica la grazia impartita loro dal re. I due rifiutano dato che Anna non è stata graziata, anche se Percy supplica Rochefort di salvarsi (Vivi tu te ne scongiuro): ma l'amico non cede e così i due uomini vengono condotti in carcere, forti delle loro convinzioni.

 

Le damigelle compiangono il destino di Anna, che dopo la sentenza è impazzita (Chi può vederla a ciglio asciutto?). Compare Anna vestita di stracci e che vaneggia, in preda a visioni: vede le nozze con il re e l'amato Percy (Al dolce guidami castel natìo).

Entrano Percy, Rochefort e Smeton, pronti per il supplizio. Il paggio cerca di farsi perdonare dalla regina per ciò che ha fatto. Anna non lo ascolta: è di nuovo in preda alle visioni (Cielo, a miei lunghi spasimi). Suonano le campane e rimbombano i cannoni che festeggiano le nozze. Il suono risveglia Anna, che invece di maledire la coppia regale (Coppia iniqua, l'estrema vendetta) la perdona, e, sfinita, muore. Smeton, Percy e Rochefort vengono condotti al supplizio.

Programma e cast

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore Renato Balsadonna
maestro del coro Alfonso Caiani
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi

 

Enrico VIII re d’Inghilterra Alex Esposito
Anna Bolena sua moglie Lidia Fridman
Lord Percy Enea Scala

Teatro La Fenice

Fondato nel 1792, il Teatro La Fenice è stato nell’Ottocento sede di numerose prime assolute di opere di Rossini (Tancredi, Sigismondo,Semiramide), Bellini (I Capuleti e i Montecchi,Beatrice di Tenda), Donizetti (Belisario, Pia de’ Tolomei, Maria de Rudenz), Verdi (Ernani, Attila,Rigoletto, La traviata, Simon Boccanegra). 



Anche nell’ultimo secolo grande è stata l’attenzione alla produzione contemporanea, con prime mondiali quali The Rake’s Progress di Stravinskij, The Turn of the Screw di Britten, L’angelo di fuoco di Prokofiev, Intolleranza di Nono, Hyperion di Maderna e recentemente Entführung im Konzertsaaldi Kagel, Medea di Guarnieri, Signor Goldoni di Mosca, Il killer di parole di Ambrosini. 



Con una capienza di mille posti, un’ottima acustica (ulteriormente migliorata dopo la recente ricostruzione seguita al devastante incendio del 1996), un’orchestra e un coro stabili di 98 e 66 elementi, un ampio pubblico internazionale che si aggiunge all’assiduo pubblico locale, la Fenice si pone tuttora come centro produttivo di primaria importanza, con più di cento recite d’opera all’anno, un’importante stagione sinfonica affidata a direttori di calibro internazionale (ricordiamo le frequenti collaborazioni con Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Jeffrey Tate, Vladimir Temirkanov, Dmitrij Kitajenko, i cicli integrali delle sinfonie di Beethoven, Schumann, Brahms, Mahler e l’attenzione al repertorio contemporaneo, in particolare veneziano, con Nono e Maderna), spettacoli di balletto e concerti di musica da camera. 



La sala, di proprietà del Comune di Venezia, è gestita dalla Fondazione Teatro La Fenice, un ente di diritto privato che conta tra i suoi soci lo Stato italiano, la Regione del Veneto, il Comune di Venezia e numerosi soggetti pubblici e privati, che utilizza per le sue attività anche il Teatro Malibran, ex Teatro di San Giovanni Grisostomo, attivo dal 1678. 


Sovrintendente della Fondazione è attualmente Cristiano Chiarot, direttore artistico Fortunato Ortombina, direttore musicale principale Diego Matheuz, maestro del coro Claudio Marino Moretti.

 

Trasporti

vaporetto 
dal Tronchetto - linea 2 
direzione Rialto, San Marco e Lido 

da Piazzale Roma e dalla Stazione dei treni ‘Santa Lucia’- linea 1 o linea 2 
direzione Rialto, San Marco e Lido 

se sei sulla linea 1, scendi a Rialto; Sant’Angelo, San Samuele o San Marco (Vallaresso) s
e sei sulla linea 2, scendi a Rialto o San Marco (Vallaresso) 


dall’Aeroporto ‘Marco Polo’ di Venezia - servizio pubblico Alilaguna
se sei sulla ‘linea arancio’, scendi a Rialto 
se sei sulla ‘linea blu’, scendi a San Marco (Vallaresso)

 

Parcheggi

Ricordiamo che a Venezia si può arrivare con l’auto ma che in città non viene consentito il transito di auto, biciclette e motorini. 

 

Entrate 

ci sono due differenti tipologie di entrate: 
- l’entrata degli artisti con servizio di portineria, riservata al personale dipendente e agli artisti stessi; 
- l’entrata principale dalla quale hanno accesso il pubblico pagante


Ascensori 

Palchi, Galleria e Loggione si possono raggiungere con gli ascensori

Accesso per i disabili 

Il Teatro è accessibile secondo normativa. 

Ufficio stampa Teatro La Fenice
©
Eventi correlati