Boris Godunov

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Un autocrate in Russia, che utilizza tutti i mezzi a sua disposizione. Politica, manipolazione – e paura, solitudine. Boris Godunov è uno dei classici più potenti nella storia dell'opera ed è particolarmente impressionante a Olavinlinna. Si caratterizza per il suono profondo delle voci maschili basse, e le sue grandiose scene corali sono magistrali.

 

La sete di potere non invecchia mai.

 

L'interpretazione del regista tedesco Nicola Raab rivela il paesaggio dell'anima dello Zar con una precisione scioccante. Nella sua gabbia d'oro, lo Zar Boris governa sia l'impero che il racconto falso che fornisce al suo popolo. La storia si basa su eventi reali della storia russa e appare al contempo attuale.

 

Insieme a Il flauto magico, è stato Boris Godunov a mettere il Savonlinna Opera Festival sulla mappa mondiale negli anni '70. Seguendo le orme dei grandi bassi Martti Talvela e Matti Salminen, ora una nuova generazione e una nuova voce sono in primo piano. "Ora tutti vogliono Mika Kares", ha scritto Helsingin Sanomat sul suo successo internazionale. La voce profonda del basso sottolinea il potere del sovrano e l'impatto profondo delle sue scelte. Altri ruoli sono interpretati da alcuni dei migliori cantanti finlandesi, tra cui Tuomas Katajala e Timo Riihonen.

 

Trama dell'opera

Matvej Šiškov e Michail Bocharov disegnarono le scenografie usate nella prima rappresentazione teatrale del dramma di Puškin nel 1870 e nella prima performance assoluta dell'opera di Musorgskij nel 1874. Qualcuno dei loro schizzi accompagna la trama di seguito esposta. Tra parentesi e in corsivo vengono indicate le arie, i cori e i motivi principali. La trama che segue comprende tutte le scene della prima e seconda versione dell'autore. Corrisponde dunque sostanzialmente alla revisione di Rimskij-Korsakov, con le ultime due scene ordinate però secondo la volontà dell'autore, e con l'aggiunta della scena della Piazza di San Basilio, tratta dalla prima versione dell'autore e non revisionata da Rimskij-Korsakov.

 

Prologo, Scena 1

Il Cortile del Monastero di Novodevičij, nei dintorni di Mosca (febbraio 1598). Dopo un'introduzione orchestrale (Il motivo di Dmitrij), la tela apre su uno spiazzo nel cortile del luogo di meditazione, dove da diversi giorni si è ritirato il boiardo Boris Godunov, designato a cingere la corona imperiale dopo la morte, senza eredi, dello zar Fëdor I. Nikitič, il capo delle guardie, ordina al popolo, che sosta sotto le mura del convento, di rinnovare le preghiere affinché Boris accetti il trono. La folla, pigra ed immobile, canta un coro di supplica (A chi ci abbandoni, padre nostro?). Un gruppo di contadine entra in crescente agitazione ed inizia tra loro un diverbio, interrotto soltanto dall'apparizione della guardia con fare minaccioso. Le donne si rimettono in ginocchio a pregare e la folla rientra nella precedente immobilità. Andrej Ščelkalov, Segretario della Duma, scende le ampie scale del convento ed informa il popolo che Boris è intenzionato a rifiutare il trono della Russia (Veri credenti! Il boiardo è irremovibile!), e rinnova le preghiere per farlo desistere da tale proposito. Entra in scena una processione di pellegrini erranti con le loro guide che intona un inno (Gloria a Te, Creatore altissimo), esortando il popolo ad annientare quello spirito di anarchia rappresentato dal drago che porta discordia nella Russia, distribuendo loro immagini sacre ed amuleti ed entrando nel monastero per incontrare Boris. I presenti discutono quanto detto dai pellegrini. Molti rimangono piuttosto perplessi. Il capo delle guardie interrompe qualsiasi discussione ordinando al popolo di presentarsi il giorno seguente al Cremlino di Mosca. Il popolo si disperde.

 

Prologo, Scena 2

Piazza delle Cattedrali del Cremlino di Mosca (1598). Dopo il motivo orchestrale introduttivo, basato sulle campane che suonano a distesa, dal sagrato della Cattedrale della Dormizione il principe Šujskij esorta il popolo a glorificare il nuovo zar Boris. Quest'ultimo intona un canto di lode (Come la gloria dello splendido sole nel cielo), ed una solenne processione di boiardi esce dalla Cattedrale. Il popolo ringrazia ancora. Boris appare sul sagrato. L'urlo di Gloria! registra un crescendo e quindi si spegne. Boris lascia il popolo con un penetrante monologo (La mia anima si rattrista), dirigendosi verso gli appartamenti reali. Qui, egli prega l'Onnipotente sperando di guidare il suo popolo con regole buone e giuste. Invita poi il popolo a grandi festeggiamenti, quindi procede verso la Cattedrale dell'Arcangelo Michele per visitare le tombe dei regnanti russi precedenti. Il popolo augura una lunga vita a Boris (Gloria! Gloria! Gloria!). Un breve tumulto ha luogo presso la cattedrale, ma le guardie riescono a mantenere l'ordine. Il popolo ripete il grido di Gloria!.

 

Atto I, Scena 1

Una cella del monastero di Čudov, dentro il Cremlino di Mosca (1603). Pimen, un monaco anziano, scrive una cronaca (Ancora uno, l'ultimo racconto) della storia russa. Il giovane novizio Grigorij si sveglia da un sogno orribile e profetico, e lo confessa a Pimen: egli saliva una scala ripida su un'alta torre, segnato a dito dal popolo moscovita, e cadeva a precipizio. Pimen lo esorta a rendersi docile con la preghiera ed il digiuno. Grigorij si lamenta di avere lasciato troppo presto gli affari mondani per diventare un monaco: invidia a Pimen la sua vita precedente ricca di avventure. Pimen aveva visto ed approvato il comportamento di Ivan il Terribile e di suo figlio Fedor, che esibivano grande devozione spirituale, ed era entrato in contrasto con Boris, considerato un regicida. Su richiesta di Grigorij, Pimen racconta nei dettagli la scena dell'uccisione di Dmitrij Ivanovič, alla quale aveva assistito personalmente a Uglič. Avendo appreso di essere pressoché coetaneo dell'erede trucidato, Grigorij concepisce immediatamente l'idea di spacciarsi per lui. Pimen ode i rintocchi per il Mattutino, e mentre sta per allontanarsi per pregare, Grigorij gli dichiara che Boris non potrà sfuggire alla giustizia degli uomini, né tantomeno a quella di Dio. Quindi fugge dalla cella del monastero.

 

Atto I, Scena 2

Una taverna alla frontiera lituana (1603). Dopo una breve introduzione orchestrale, basata sui tre temi musicali predominanti della scena, l'ostessa entra e canta una filastrocca (Avevo un anatroccolo grigio-azzurro). Viene interrotta verso la fine da voci e risate. I vagabondi Varlaam e Misail, che chiedono offerte per le anime, ed il loro compagno Grigorij, in abiti da contadino, arrivano ed entrano. Dopo ripetuti scambi di saluto, Varlaam dando di gomito al compagno richiede un po' di vino. Quando l'ostessa rientra con una bottiglia, egli beve ed intona una feroce canzone sulla conquista di Kazan' da parte di Ivan il Terribile (Questo accadde nella città di Kazan). I due vagabondi bevono a lungo ed invitano il compagno a fare altrettanto. Grigorij, non avendone voglia, domanda all'ostessa della strada in direzione dei confini con la Lituania. Un ufficiale di polizia entra alla ricerca di un monaco fuggitivo (Grigorij), che è scappato del monastero di Čudov dichiarando di voler diventare zar a Mosca. I sospetti dell'ufficiale di polizia ricadono su di Varlaam, tanto da fargli dire di aver trovato colui che cercava. Egli però non sa leggere l'ordinanza di arresto, così Grigorij si offre volontario per farlo ma, guardando con cautela Varlaam, ne sostituisce abilmente la descrizione alla sua. L'ufficiale dà ordine di bloccare Varlaam, che protesta la sua innocenza e domanda di leggere lui stesso l'editto. Quando legge la vera descrizione del sospetto, che naturalmente corrisponde a Grigorij, costui con destrezza brandisce un coltello e salta dalla finestra.

 

Atto II, Scena 1

Gli appartamenti privati dello zar al Cremlino (1604). Ksenija, la figlia adolescente di Boris, osserva in lacrime un ritratto del suo fidanzato che è morto, cantando una breve aria (Dove sei, mio promesso sposo?). La nutrice e suo fratello Fëdor tentano di consolarla con qualche canzone (La zanzara tagliava la legna e La canzone di questo e quello). Boris entra all'improvviso agitato, rivolge parole affettuose a Ksenija, e la congeda insieme alla nutrice. Si intrattiene quindi con Fëdor, che è intento alla consultazione della carta dell'immenso impero sul quale un giorno dovrà regnare, lo incoraggia a proseguire nei suoi studi, ed esterna le sue emozioni in un lungo e fine monologo (Ho raggiunto il potere supremo). Il suo stesso potere lo angoscia, e non riesce ad allontanare da sé il ricordo del delitto con il quale è riuscito a conquistare il trono. Neppure nelle gioie della famiglia trova conforto, ed ora che una carestia terribile si è abbattuta sulla Russia, il popolo lo ritiene colpevole di tutte le sventure che affliggono il paese. Il boiardo di corte gli annuncia l'arrivo del principe Šujskij, consigliere scaltro ed ambizioso,[5] che deve comunicare allo zar una notizia importante. All'improvviso si sentono le grida di alcune donne (Il nostro pappagallo stava nel salotto) che si riferiscono alla storia del loro pappagallo che, rifiutando di essere scacciato, le beccava tutte quante. Šujskij entra, avvicinandosi rispettosamente allo zar, ed annuncia che un pretendente è apparso in Lituania: si fa chiamare Dmitrij e potrebbe attirare il favore del popolo, aggiungendo che le rivolte guadagnano ogni giorno terreno. Scosso da questa rivelazione, Boris congeda Fëdor e, in preda al terrore, domanda a Šujskij la conferma della morte di Dmitrij: costui rievoca i particolari del delitto e la sua ispezione nella piazza dove fu ritrovato il cadavere del fanciullo (A Uglič, nella cattedrale), ma rivela anche un miracolo accaduto sul viso del fanciullo. Boris non regge al macabro racconto, e, lanciato un urlo, in preda ai rimorsi, si aggrappa ad un braccio della poltrona e fa segno a Šujskij di andarsene. Un orologio inizia i suoi rintocchi e Boris cade in preda ad allucinazioni. Lo spettro del fantasma del defunto Dmitrij gli appare, ma Boris attribuisce la responsabilità del delitto al popolo (Via, via, bambino! Non io... la volontà del popolo!), poi crolla a terra, supplicando Dio di aver pietà della sua anima.

 

Atto III, Scena 1

La camera di Marina nel Castello di Sandomierz, Polonia (1604). Le damigelle intonano una canzone delicata e sentimentale (Sulla Vistola azzurra) per intrattenere la principessa Marina Mniszech, mentre la cameriera Ruzia la pettina. Marina si sta preparando alla festa che avrà luogo quella sera stessa, ma ad un certo punto, vinta dalla noia, dichiara di preferire i canti eroici della cavalleria in battaglia, congeda le damigelle e la cameriera e, rimasta sola, ripensa ad un invitato che le sta particolarmente a cuore e che è innamorato di lei (Quanto penosa e fiacca): un impostore proveniente da Mosca che si fa chiamare Dmitrij. La donna punta a legarsi a lui, incantata dalle avventure, dal potere e dalla gloria. Il gesuita Rangoni entra e richiede a Marina il mantenimento di una promessa che dovrà eseguire una volta diventata zarina: convertire gli eretici di Mosca (ortodossi) alla vera fede cattolica. Marina risponde che non ha la forza di realizzare un progetto simile, Rangoni contrariato ribatte che se le fosse richiesto dovrà sacrificare tutto, compreso il suo onore, per obbedire ai dettami della chiesa. Marina esprime disprezzo per le sue insinuazioni ipocrite, lo maledice e gli intima di andarsene. Rangoni vede negli occhi di lei la scintilla delle fiamme infernali. Marina getta un grido e cade ai piedi del gesuita. Rangoni le intima di sottomettersi e Marina si adegua per timore del castigo divino.

 

Atto III, Scena 2

Castello dei Mniszech a Sandomierz. Un giardino con fontana. Una notte di luna (1604). Dopo l'apertura con l'accompagnamento di violini ed arpa di una versione del Motivo di Dmitrij, il pretendente attende Marina che gli ha dato appuntamento a mezzanotte nel giardino del castello di suo padre. Mentre è pensieroso, Rangoni lo trova e gli porta un nuovo messaggio di Marina: lei lo ama e arriverà presto da lui. Grigorij promette di innalzare la sua amata sul trono degli zar, facendola sua moglie. Rangoni vorrebbe che il pretendente lo considerasse come un padre, in modo da seguirlo in ogni passo e proteggerlo. Il pretendente gli dice di non separarsi da lui se prima non gli concede di vedere e abbracciare Marina. Rangoni lo convince a nascondersi alla vista dei nobili polacchi i quali, uscendo dal castello, ballano una danza tradizionale, la polonaise. Marina viene corteggiata, durante il ballo, da un vecchio signore. Gli ospiti sperano di distruggere l'armata di Boris, catturarlo e conquistare presto il trono moscovita. Ritornano nel castello. Il pretendente entra di corsa e Marina appare, ma non gli parla più come un'innamorata: vuole sapere quando diventerà il nuovo zar, dicendo di essere attratta soltanto dal trono e dalla corona. Il pretendente si getta ai suoi piedi, ma lei lo respinge, chiamandolo insolente e scagnozzo. Quando gli rinfaccia la vita passata, lui le dice di voler partire il giorno seguente alla testa della sua valorosa compagnia per arrivare a Mosca e, di lì, al trono: diventato zar si diletterà a ridere di lei, ed ordinerà a tutti di fare altrettanto. Marina cambia tono solo quando Grigorij inizia a trattarla come una regina: insieme intonano un duetto (Oh zarevic, io ti prego), dove infine la donna ammette il suo amore. Rangoni esce dal suo nascondiglio, compiaciuto dei risultati della sua opera di persuasione.

Programma e cast

Direttore d'orchestra: Dima Slobodeniouk

Regista: Nicola Raab

Scenografo: George Souglides

Costumista: Julia Müer

Light designer: Linus Fellbom

Maestro del coro: Jan Schweiger

Coro del Festival Operistico di Savonlinna
Orchestra del Festival Operistico di Savonlinna

 

Mika Kares: Boris

Timo Riihonen: Pimen

Olga Heikkilä: Ksenia

Arttu Kataja: Tschelkalov

Tuomas Katajala: Grigori

Matti Turunen: Varlaam

 

Lingua: Russo

Sottotitoli: Finlandese e Inglese

Durata: ca. 2 ore e 45 min, inclusa una pausa

 

VIP/„Aitiolippu“ è un servizio tutto incluso che offre quanto segue:

-Un ingresso privato al Castello di Olavinlinna

-Posti nella Box del Festival Operistico, con una buona vista sul palcoscenico e accesso rapido durante l'intervallo

-Uno spazio privato per gli ospiti VIP/Aitiolippu prima dello spettacolo e durante l'intervallo nella Hall Centrale

-Servizi igienici dedicati agli ospiti Aitiolippu

-Delizie savonesi, conosciute anche come “sapakset” durante l'intervallo

-Saluti dalla direzione del Festival Operistico durante l'intervallo

-Un pacchetto di benvenuto che include il programma dello spettacolo e un souvenir del Festival Operistico

Olavinlinna

Le prestazioni Savonlinna Opera Festival si svolgono in due sedi. Posizione principale è il Castello Olavinlinna. 

 

Olavinlinna (Olofsborg in svedese) è un castello medievale situato nella città di Savonlinna in Finlandia. Tra i meglio conservati di tutta l'Europa settentrionale, oggigiorno ospita il festival dell'opera, che dura un mese.

Il castello è costruito su un'isola nello stretto Kyrönsalmi che collega i laghi Haukivesi e Pihlajavesi. 

 

Trasporto di Olavinlinna 

Trasporti per gli spettacoli lirici e concerti è previsto (a pagamento), dalle principali alberghi Savonlinna al Castello e ritorno. 
 
Percorso / calendario 
 
18.00 Malakias Summer Hotel (Hernemäki) 
18.10 Tott Hotel 
18.15 Seurahuone Hotel 
18.20 Spa Hotel Casino e Vuorilinna 
18.25 Pietari Kylliäinen hotel 
18.30 fermata Olavinlinna Castle, Linnankatu. 

Il viaggio di ritorno lascia la tappa Linnankatu degli autobus noleggio nei pressi del castello 15 minuti dopo la fine dello spettacolo.

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