Dom Juan

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Maggio 2026
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Molière: Dom Juan | Teatro
Commedia in cinque atti, creata al Palais-Royal di Parigi nel 1665.
Spettacolo in francese senza sovratitoli.
Durata: 2h30 senza intervallo

 

Bei bei disordini

 

Per uno spostamento semantico attorno alla figura del libertino, il mio Dom Juan sarà molto sadiano, molto francese del XVIII secolo, con un odore di letto disfatto, un’atmosfera di Relazioni pericolose e un elegante cinismo trasgressivo e edonista. Sadiano perché in questo altro "grande signore e cattivo uomo" c’è piacere nel fare il Male; c’è il desiderio di mostrare la sua empietà e ogni sorta di disordini. In Dom Juan, come in Sade, ci sono due deviati, l’ostinazione a "allestire un teatro" in tutte le circostanze; in questo personaggio in fuga, come lo immagino, inseguito e rintanato in casa, persiste un gusto per il travestimento e tutte le forme di menzogna. La vicenda non è molto lontana dalla Rivoluzione che spezzerà l’Antico Regime e i suoi privilegi. Il libertinismo e l’Illuminismo, gli eccessi della Régence.

 

Dom Juan ha il suo Sganarelle come Sade aveva il suo Latour, complice a specchio delle sue bravate sacrileghe. Amore-odio tra servo e padrone, gioco perverso di dominio, fascinazione-odio. Il personaggio di Dom Juan come un Don Giovanni sull’orlo dell’abisso, blasfemo, incandescente, recluso. Nel suo antro rimangono il fuoco, il bucato, le ombre. Dom Juan ha il senso dei numeri, delle liste, della contabilità cinica dei suoi assalti e conquiste. Il corpo femminile è lì. Gode e poi lo avvilisce.

 

Poiché il cielo è vuoto, è la società degli uomini che si libererà di questo soggetto cattivo che sfida il corso del mondo, che perverte e minaccia l’ordine sociale.

Dom Juan ha ucciso; fin dall’inizio la morte è presente come presenza fluttuante, e lo scenario della sua sconfitta si stringe intorno a lui. Si trama un complotto quasi familiare. Si trama anche la vendetta di una donna: "Temi almeno la collera di una donna offesa."

 

Il personaggio di Elvira va rivisitato; potente, ambivalente, pericolosa, sublime, è oltre il dolore. Qui voglio far sentire una ribellione di donna contro un destino assegnato all’umiliazione e alla degradazione dal desiderio onnipotente di un uomo. Uno strappo crudele da chi si è amato e tutto ciò che ne consegue.

 

Metto in scena Dom Juan dopo Tartuffe, che abbiamo già rappresentato più di cento volte, perché la porosità delle due opere intorno alla trasgressione è evidente. Infatti, Molière scrisse Tartuffe in tre atti, inizialmente vietato, poi Dom Juan fu fermato molto presto, poi Tartuffe in cinque atti... Metto in scena questi due spettacoli da un punto di vista femminile e attraverso le donne; dove siamo con la seduzione, il tradimento? Domande sul desiderio, la predazione, il consenso, la ribellione e il gioco mortale della sottomissione. Per dire ancora il piacere fino al Male e il mistero maschile, di fronte a me, che non smette di interrogarmi.

 

Questo spettacolo è ancora, nonostante e con il tragico, le gioie di una grande commedia, una risata esplosiva!
Macha Makeïeff.

 

 

CATEGORIA PRESTIGE VIP: I migliori posti della sala, il programma vi sarà offerto insieme a un bicchiere di champagne.
CATEGORIA PRESTIGE: Posti molto buoni, il programma vi sarà offerto insieme a un bicchiere di champagne.

Programma e cast

Compagnia MadeMoiselle
Xavier Gallais – Dom Juan
Vincent Winterhalter – Sganarelle
Irina Solano – Elvire, Lo spettro
Pascal Ternisien – Dom Luis, Monsieur Dimanche
Jeanne-Marie Lévy – Una libertina, Musicista
Xaverine Lefebvre – Charlotte, Una libertina, Il commendatore
Khadija Kouyaté – Mathurine, Una libertina
Joaquim Fossi – Dom Alfonse, Pierrot
Anthony Moudir – Dom Carlos, Gusman
Macha Makeïeff, Regia
Jean Bellorini assistito da Olivier Tisseyre, Luci
Sébastien Trouvé assistito da Jérémie Tison e Frédéric Guillaume, Suono
Cécile Kretschmar, Trucco e parrucche
Guillaume Siard, Movimento
Lucile Lacaze, Assistente alla regia
Laura Garnier, Assistente costumi

 

Programma
Commedia in cinque atti creata al Palais-Royal di Parigi nel 1665.
Spettacolo in francese senza sovratitoli.

 

Produzione Compagnia MadeMoiselle – Macha Makeïeff.
Coproduzione: Théâtre National Populaire – Villeurbanne; La Criée – Teatro Nazionale di Marsiglia; Châteauvallon-Liberté, scena nazionale di Tolone; Teatro Nazionale di Nizza; Le Quai – CDN Angers Pays de la Loire; Grand Théâtre de Provence.
Con il supporto del Pavillon Bosio, Scuola superiore di arti plastiche di Monaco.
La compagnia MadeMoiselle è sostenuta dalla DRAC Provence-Alpes-Côte d’Azur.
Costruzione scenografie e confezione costumi: laboratori del TNP.
Costruzione degli oggetti di scena: DTMS Macchinista costruttore del Liceo professionale Jules Verne – Sartrouville.

Reggia di Versailles

La reggia di Versailles (in francese château de Versailles) è un'antica residenza reale dei Borbone di Francia. La città di Versailles, nata dalla scelta di questo luogo da parte del giovane Luigi XIV per allontanarsi dalla capitale e dai suoi cittadini, temuti e considerati difficili da tenere sotto controllo, dopo l'episodio della Fronda, costituisce oggi un comune autonomo situato nel dipartimento delle Yvelines, in Francia.

All'inizio del suo regno, Luigi XIV non trovò alcuna reggia che lo soddisfacesse pienamente. A Parigi vagò tra il Palais-Royal, il Louvre, le Tuileries senza mai essere soddisfatto delle sue residenze. Per sottrarsi alla città (allora scomoda, sporca, rumorosa, stretta, inquietante anche per il re), cercò di sistemarsi a Vincennes e a Saint-Germain-en-Laye, dove era nato, e per un certo periodo soggiornò anche a Fontainebleau.

Certo tutti i castelli erano antichi, e presentavano molti inconvenienti: il re intraprese grandi lavori di ammodernamento per ridurne la scomodità, ma non trovava pace. Nel 1651 (aveva 13 anni) visitò per la prima volta Versailles - e fu il colpo di fulmine: il castello del resto era il più nuovo e moderno di tutti, e disponeva di grandi spazi per cacciare. Versailles diventò così importante, nei progetti del re, che il 25 ottobre 1660 condusse a visitarlo la sua giovane sposa, la regina Maria Teresa di Spagna.

Nel 1661, dopo la morte del cardinale Mazzarino, Luigi iniziò i lavori di ampliamento, investendovi 1.100.000 lire dell'epoca (cioè quasi venti volte il prezzo d'acquisto) e incaricando Louis Le Vau di ricostruire gli edifici, mentre Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (le serre) e la Ménagerie(l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il palazzo reale ufficiale restava il Louvre.

L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante, considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte critiche a mezza bocca: il luogo era definito « ingrato, triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra, perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria », e quindi assolutamente pas bon.
In una lettera rimasta celebre, Colbert dava voce a queste critiche lamentando che il Re spendesse tanto su Versailles e trascurasse invece il Louvre «che è certamente il più superbo palazzo che vi sia al mondo. Che sconforto, vedere un così grande Re ridotto alla misura di Versailles!»

La prima festa data alla reggia, che durò dal 7 al 14 maggio del 1664, si intitolò « Les Plaisirs de l'Isle Enchantée » (I piaceri dell'isola incantata), e intrecciava l'ispirazione italiana tratta dai due poemi epici italiani del XVI secolo, l'Orlando Furioso dell'Ariosto e la Gerusalemme liberata del Tasso, con quella francese rappresentata da Molière, che presentò la Princesse d'Élidé e i primi tre atti del Tartufo. La festa era data (segretamente) in onore di Mademoiselle de La Vallière e Luigi stesso vi interpretò la parte del liberatore dei compagni dall'isola di Alcina.

Tra il 1664 e il 1666 Luigi XIV decise di sistemare Versailles in modo da potervi passare diversi giorni con il suo Consiglio, conservando il castello costruito da Luigi XIII. La scelta fu dettata più da motivi finanziari che sentimentali, e comunque la superficie fu triplicata e la decorazione fu lussuosissima, tematizzata sulla rappresentazione del Sole, onnipresente a Versailles. I giardini, molto apprezzati dal re, furono ulteriormente ampliati e ornati di sculture di Girardon e di Le Hongre.
Di questa prima ornamentazione sono sopravvissuti soltanto il gruppo di Apollo e le ninfe e i Cavalli del sole.

Nel 1667 fu costruito il Grand canal. Le Nôtre decise di ampliare il viale d'ingresso e passò ad occuparsi dei giardini e dell'architettura degli esterni, in collaborazione, per la parte idraulica, con la famiglia di ingegneri italiani Francine, che furono gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" dal 1623 al 1784.

La seconda festa ebbe luogo 4 anni dopo, il 18 luglio 1668, e rese noto il nome di Versailles. Conosciuta come Grand Divertissement Royal de Versailles (si potrebbe tradurre "il Gran Gioco Reale di Versailles"), fu caratterizzata dal Georges Dandin di Molière e dalle Feste dell'Amore e del Caso, di Jean Baptiste Lully.

In queste feste la corte misurò la scomodità del piccolo castello, giacché molti non trovarono dove dormire, e il Re, desiderando ingrandirlo, affidò l'incarico a Le Vau, che presentò diversi progetti. Uno prevedeva la distruzione del castello vecchio e la sua sostituzione con un palazzo all'italiana. Un altro - che fu quello scelto dal Re su consiglio di Colbert -proponeva di ingrandire il castello dal lato del giardino con un involucro di pietra.

Giardini di Versailles

I giardini di Versailles (in francese: jardins du château de Versailles) occupano la parte di quello che un tempo era il domaine royal de Versailles, il dominio reale appunto della reggia di Versailles. Situati a ovest del palazzo, i giardini coprono una superficie di 800 ettari di terreno, gran parte ricoperto da giardini "alla francese". Dietro una cintura di piante, i giardini sono circondati dalle aree urbane del villaggio di Versailles e da quello di Le Chesnay, oltre che dall'arboreto di Chèvreloup e dalle pianure di Versailles, nonché dalla fortesta Satory.

Come parte del domaine national de Versailles et de Trianon, un'entità autonoma operante sotto la tutela del Ministero della Cultura francese, i giardini sono ad oggi uno dei siti pubblici più visitati di Francia, ricevendo oltre sei milioni di visitatori all'anno.

Oltre ai meticolosi parterres di fiori e alle numerose sculture, troneggiano le fontane, sparse in tutto il complesso dei giardini. Databili all'epoca di Luigi XIV, le fontane continuano a funzionare con uno dei sistemi idraulici più complessi e duraturi dell' Ancien Régime, fornendo ai giardini un costante contributo di unica bellezza. Nei fine settimana dalla tarda primavera al primo autunno, l'amministrazione del museo promuove l'iniziativa Grandes Eaux, una serie di spettacoli durante i quali tutte le fontane del giardino funzionano contemporaneamente.

Nel 2012 i giardini assieme al castello sono stati iscritti tra i monumenti protetti dall'UNESCO.

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