I pescatori di perle
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Les Pêcheurs de perles, un’opera in tre atti con libretto di Michel Carré ed Eugène Cormon, fu composta da Georges Bizet nel 1863. Il giovane musicista francese, che aveva vinto il prestigioso Prix de Rome pochi anni prima, fu incaricato dal direttore del Théâtre Lyrique di Parigi, Léon Carvalho, di scrivere un’opera per il suo teatro. Bizet, che all’epoca aveva poco più di vent’anni, accettò con piacere, ma essendo la sua prima esperienza di rilievo, si trovò a musicare il libretto fornito da Carvalho senza poter avere voce in capitolo. Il soggetto esotico de Les Pêcheurs de perles faceva parte di una lunga serie di opere ispirate all’Oriente, che erano già molto di moda in Francia da qualche anno.
L’isola di Ceylon fa da sfondo a una storia d’amore incentrata sul tradizionale triangolo: Léïla, sacerdotessa di Brahma, è amata sia dal pescatore di perle Nadir che da Zurga, capo dei pescatori e legato a Nadir da una lunga amicizia. Ma Léïla ama Nadir e Zurga sarà quindi costretto a sacrificare i propri sentimenti rinunciando sia alla donna amata che all’amico. Già alla prima rappresentazione, il 29 settembre 1863, la critica attaccò senza pietà il libretto, ritenendolo piuttosto banale e privo di originalità. Fu lo stesso Carvalho a richiedere una trama ricca di situazioni melodrammatiche tradizionali per facilitare il lavoro del giovane esordiente.
Tuttavia, nonostante la sua inesperienza e un libretto di scarso valore, Bizet riuscì a creare per Les Pêcheurs de perles un affascinante vestito musicale pieno di ritmi insoliti, armonie languide e timbri preziosi che evocano magistralmente l’Oriente misterioso, tanto desiderato alla fine del secolo.
Regia: Staatsoper Unter den Linden di Berlino
Trama
L'azione si svolge nell'isola di Ceylon.
Atto I
Su una spiaggia, vicino al tempio dedicato a Brahmā, un gruppo di pescatori di perle danza e canta. Hanno deciso di scegliere un capo che li guidi e li protegga e la scelta cade su Zurga (baritono), a cui tutti giurano obbedienza. Sopraggiunge il pescatore Nadir (tenore), amico di gioventù di Zurga che non rivedeva da parecchi anni. Rimasti soli, i due amici rievocano un misterioso episodio che ancora li turba, accaduto una sera di molti anni prima alle porte di Kandy: l'apparizione di una donna bellissima e velata, al cui passaggio la folla si inchinava e che rivolse ai due giovani uno sguardo intenso. Quella visione è rimasta nei loro cuori, ma entrambi giurarono che non avrebbero mai più cercato di ritrovare la giovane in nome dell'amicizia e che nessun sentimento d'amore per una donna avrebbe mai potuto dividerli.
Una piroga attracca sulla spiaggia; gli anziani dell'isola ne fanno scendere una fanciulla velata, Léïla (soprano), accompagnata dal sacerdote Nourabad (basso). I pescatori danno il benvenuto all'ospite che è stata scelta fra molte vergini e la invitano a cantare e pregare per allontanare gli spiriti delle onde e proteggere i pescatori. La vergine consacrata pronuncia un giuramento di fedeltà e castità e promette di non togliersi mai il velo, pena la morte. Dovrà attendere su una roccia, sola, tutta la notte, affrontando se necessario anche la tempesta. Quando Nadir, impietosito dal pericolo che incombe sulla sacerdotessa, le si avvicina, Léïla riconosce in lui il giovane incontrato a Kandy e mai dimenticato. Nasconde però il suo turbamento e, dopo aver rinnovato le sue promesse, si avvia verso il tempio con Nourabad.
Si fa sera: i sacerdoti accendono i fuochi, Nadir pensa all'affascinante creatura di cui sente ancora aleggiare nell'aria la voce e si assopisce su una stuoia. Viene svegliato dal canto di Léïla che, attorniata dai fachiri, invoca il dio Brahmā. Nadir scivola verso la roccia, si avvicina alla fanciulla e la chiama. Nel chinarsi verso di lui, Léïla fa cadere il velo: i due finalmente si riconoscono.
Atto II
È notte. Léïla incontra Nourabad presso le rovine di un tempio e gli narra di essersi imbattuta da bambina in un uomo inseguito da una turba di nemici, di averlo salvato e di aver ricevuto da lui in segno di gratitudine una collana (più tardi si scoprirà che quest'uomo è Zurga). Poi, rimasta sola, vince la paura pensando al giovane che ama e di cui le sembra di sentire la presenza calda e rassicurante accanto a sé. Ma non è una suggestione: cantando una canzone malinconica, Nadir le si avvicina e i due giovani finalmente si dichiarano, decidendo di sfidare il destino pur di non rinunciare al loro amore.
È in arrivo un pauroso temporale. Gli innamorati si separano ma Nourabad, che li ha scorti, ordina alle guardie di arrestare Nadir. Sopraggiunge tuttavia Zurga che, forte del suo potere, ordina ai pescatori di liberare i prigionieri. Ma quando Nourabad strappa il velo a Léïla, Zurga riconosce la fanciulla del tempio e, credendosi tradito dall'amico, ordina che i due vengano tratti a morte.
Atto III
È ancora notte, il temporale sta per cessare. Zurga, passato il primo momento di furore, è pentito di aver condannato a morte l'amico e la donna amata; ma quando Léïla si reca da lui supplicandolo di uccidere solo lei e di salvare Nadir, egli cade preda di una furiosa gelosia e cambia nuovamente parere: morranno entrambi.
Ormai rassegnata alla fine, Léïla consegna a un giovane pescatore la collana ricevuta dallo sconosciuto, pregandolo di consegnarla a sua madre. Zurga riconosce l'oggetto: è lui il fuggiasco che l'ha donato alla bambina, a cui deve la vita.
La scena cambia: Nadir è in catene accanto al rogo, già approntato per il supplizio. Attorno a lui gli indiani bevono e danzano freneticamente. Quando Nourabad e i fachiri stanno per dare inizio all'esecuzione un violento bagliore rosso illumina il fondo della scena. Gli indiani corrono atterriti alle loro tende e Zurga - che ha attizzato l'incendio per favorire la fuga dei prigionieri - spezza le loro catene; rimane quindi solo nella foresta in attesa che si compia il suo destino.
Programma e cast
Durata
Circa 2 ore (incluso l'intervallo)
ARTISTI
Direttore d’orchestra: Jérémie Rhorer
Regia: Wim Wenders
Scene: David Regehr
Costumi: Montserrat Casanova
Luci: Olaf Freese
Drammaturgia: Detlef Giese
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del coro: Lorenzo Fratini
Léïla: Pretty Yende
Nadir: Javier Camarena
Zurga: Lucas Meachem
Teatro del Maggio
Il Teatro del Maggio è in centro, a ridosso della vecchia cinta muraria della città, al fianco della storica Stazione Leopolda. Il giardino che accoglie i visitatori è Piazzale Vittorio Gui, intitolato al fondatore della Stabile Orchestrale Fiorentina e del Maggio Musicale Fiorentino.
In treno
Santa Maria Novella è la principale stazione ferroviaria di Firenze.
Da lì è possibile arrivare in Teatro con un breve tragitto a piedi (circa 10-15 minuti) oppure prendendo la tranvia (una fermata) o un taxi.
In auto
L’Opera di Firenze è appena fuori dalla zona ZTL.
È possibile parcheggiare nei pressi del Parco delle Cascine o a pagamento nel parcheggio Porta al Prato (Via Elio Gabbuggiani, 7) e nel parcheggio di Piazza Vittorio Veneto.
In bus
Linee C1, C2 e D (fermata Leopolda);
Linee 17 e 23A-B (fermata Via delle Carra);
Linea 17B-C, 22, 23N, 23 e 57 (fermata Pierluigi da Palestrina);
Linee 29, 29B, 29BA, 29BC, 29D, 30A, 30B, 30AC, 35 e 35° (fermata Leopolda – Porta al Prato; Capolinea).
In tranvia
Linea T1 (fermata Porta al Prato – Parco della musica).