Il Giustino
Aprile 2025 | ||||||
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A. Vivaldi: Il Giustino (versione da concerto). Libretto di Niccolò Beregan
Concerto con sottotitoli in catalano.
Emőke Baráth e Delphine Galou guidano un cast d'eccezione che, insieme all'Accademia Bizantina e sotto la direzione del suo fondatore Ottavio Dantone, esegue in versione da concerto l'ultima composizione operistica di Vivaldi. Una serata con i migliori specialisti del “prete rosso.”
Trama
L'opera si finge a Bisanzio, durante l'epoca dell'Impero Romano d'Oriente.
Atto primo
Mentre a corte si stanno svolgendo le celebrazioni per l'incoronazione del nuovo imperatore Anastasio e per le sue nozze con Arianna, giunge la notizia che le truppe del nemico invasore Vitaliano hanno attraversato il Bosforo. L'ambasciatore di questi Polidarte giunge a palazzo recando offensive condizioni di pace, tra le quali è anche compresa la concessione della mano di Arianna al suo sovrano. Anastasio respinge con sdegno le proposte di Polidarte e parte incontro al nemico, seguito dall'indomita Arianna che è decisa a condividerne la sorte sul campo.
In campagna, il giovane contadino Giustino si addormenta vagheggiando la gloria militare e gli compare in sogno la dea Fortuna (annunciata da un'«allegra sinfonia» che riprende la melodia del primo movimento del concerto La primavera), la quale gli promette allori, trono e gloria se egli sarà capace di affrontare ardimentosamente il suo destino. Appena risvegliato e ben deciso a seguire le indicazioni della dea, Giustino ha subito l'occasione di mettersi in mostra salvando da un orso la sorella dell'imperatore, Leocasta, la quale, colpita dal valore e anche dalla bellezza del giovane, lo invita a seguirla a corte, dove si trova anche sotto le mentite spoglie femminili di Flavia, sedicente principessa fuggitiva, il fratello di Vitaliano, Andronico, che è innamorato di Leocasta.
Mentre Giustino, anche grazie ai buoni uffici della sorella dell'imperatore, è diventato soldato agli ordini di Anastasio e parte per il campo intonando la sua prima aria eroica, sull'altro lato della barricata Vitaliano è riuscito a fare prigioniera l'improvvida Arianna, la quale resiste tuttavia sdegnosa a tutte le sue profferte amorose ed è quindi condannata ad essere legata su una roccia e data in pasto ad un mostro marino. L'atto si chiude con il mesto e tenero canto di addio della ragazza.
Atto secondo
Nel corso di una burrasca, la nave che porta Anastasio e Giustino fa naufragio su una spiaggia deserta e, mentre Anastasio piange la perduta Arianna, i due si mettono in cerca di un riparo. Un mostro terribile sorge allora dalle acque e si dirige verso la misera ed incatenata Arianna, l'eco delle cui grida disperate giunge però fino a Giustino, il quale si precipita ad affrontare ed uccidere il mostro. Anastasio e Arianna sono così riuniti e tutti possono riprendere il mare a seguito del calmarsi della tempesta. Quando Vitaliano, pentito, sopraggiunge in cerca di Arianna, trova soltanto il cadavere del mostro e si ripropone quindi di conquistare il cuore della ragazza grazie al suo sincero pentimento.
A palazzo Arianna cerca di riprendersi dalle disavventure che le sono capitate, assistita da Leocasta, quando Anastasio, cinto di lauri, annuncia la sua vittoria e la cattura di Vitaliano, e loda pubblicamente il grande valore di Giustino, il quale è stato determinante per la vittoria e che ottiene ora di tornare in campo per finire il lavoro. Le sue fortune destano però l'invidia del generale cortigiano e traditore, Amanzio, il quale decide di usare contro di lui l'arma della calunnia, lasciando intendere ad Anastasio che il giovane abbia delle mire sul trono e sulla stessa Arianna. L'imperatore, inizialmente del tutto incredulo, comincia ad essere roso dal dubbio quando Arianna tesse davanti a lui le lodi sperticate del suo presunto rivale. Intanto Leocasta e Flavia/Andronico decidono di travestirsi da soldati per seguire Giustino al campo, ma durante la strada Flavia si rivela alla principessa e tenta di forzarne i favori. Leocasta viene salvata da Giustino e i due si dichiarano reciproco amore. L'atto si chiude "con un'aria eroica [di Giustino] accompagnata da archi e salterio solista, forse concepita per un virtuoso dello strumento e per un tipo molto particolare di salterio".
Atto terzo
Mentre Vitaliano e i suoi soldati riescono a fuggire dalla prigionia bizantina, Anastasio viene vinto definitivamente dalla gelosia allorquando nota Giustino indossare una cintura che lui stesso aveva donato ad Arianna, e che poi la ragazza aveva a sua volta offerto al giovane vittorioso, in premio per il suo valore. Giustino viene condannato a morte e Arianna accusata di adulterio; Leocasta, per parte sua, decide di liberare il giovane o di morire con lui.
Approfittando della caduta in disgrazia di Giustino, Amanzio decide di tentare la sorte e detronizza ed imprigiona Anastasio, prendendo il suo posto sul trono. Leocasta però riesce a far fuggire il suo amato, che, addormentatosi in una zona selvaggia e montagnosa, viene peraltro successivamente sorpreso nel sonno da Vitaliano: questi è sul punto di ucciderlo quando, anche per l'intervento ultraterreno della voce del padre, riconosce in Giustino un fratello perduto, rapito nella culla da una tigre. I due si abbracciano e Vitaliano accetta di aiutare Giustino a restituire il trono al deposto Anastasio.
Nel palazzo imperiale, Amanzio condanna il suo infelice predecessore e Arianna alle più crudeli torture, quando un suono di trombe e le grida della folla annunciano l'arrivo degli armati di Giustino e Vitaliano. Amanzio è vinto e catturato, Anastasio restituito al trono e all'amore di Arianna, Vitaliano riconosciuto come amico, mentre Giustino ottiene la mano di Leocasta e l'incoronazione a co-imperatore a fianco di Anastasio, "e tutti si ritrovano in un gioioso coro finale in forma di ciaccona".
Programma e cast
Emőke Baráth, soprano
Sophie Rennert, mezzosoprano
Delphine Galou, contralto
Marie Lys, soprano
Emiliano Gonzalez Toro, tenore
Alessandro Giangrande, tenore e controtenore
Carlotta Colombo, soprano
Accademia Bizantina
Ottavio Dantone, direttore
Il Palau de la Música Catalana
Il Palau de la Música Catalana è uno dei monumenti più rappresentativi di architettura Art Nouveau.
Un edificio emblematico del Modernismo catalano, dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1997.
Costruito tra il 1905 e il 1908 dal grande architetto Lluis Domènech i Montaner, il Palau de la Música Catalana è un gioiello architettonico di Barcellona e parte essenziale di ogni visita alla città, come qualsiasi dei più affascinanti edifici di Gaudí.
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