La fiamma

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La fiamma - Ottorino Respighi [1879 – 1936]

Opera in tre atti su libretto di Claudio Guastalla, basata sulla commedia teatrale di Hans Wiers-Jenssen "Anne Pedersdotter, la Strega".

Consigliata a partire dai 16 anni.

 

Trama

 

Atto I

La giovane Silvana è infelicemente sposata con l'esarca Basilio, un matrimonio inviso alla madre dell'uomo, Eudossia. Quest'ultima esercita un'opprimente autorità nella dimora, e non perde occasione per mostrare la propria durezza nei confronti di Silvana. In un primo intervento la protagonista esprime "l'aspro tormento" per la sua giovinezza costretta fra le mura. Successivamente un'anziana donna in fuga dagli inquisitori, Agnese, cerca riparo nella dimora dell'esarca chiedendo riparo a Silvana. Agnese rivela di essere ricercata come strega, e fa appello all'antica amicizia che la legava alla madre di Silvana, che l'anziana donna indica come strega. Dopo le prime reticenze Silvana acconsente. Nel frattempo il figlio di prime nozze di Basilio, il giovane Donello, torna dopo un lungo viaggio e incontra la sua matrigna per la prima volta. I due scoprono con meraviglia di essersi già conosciuti da fanciulli. Nel frattempo la turba alla ricerca d'Agnese irrompe nella scena. Dopo aver acconsentito a far perlustrare la casa, la strega viene scoperta fra lancinanti grida. Agnese chiede di essere salvata ad Eudossia e Silvana, ma sentendosi abbandonata maledice la giovane donna profetizzando per lei la "stessa sua sorte": il rogo.

 

Atto II

In una prima parte Donello mostra di corteggiare una delle ancelle della dimora di Basilio, Monica. Successivamente Silvana, lasciando presagire un interesse nei confronti del figliastro, cerca di dissuadere Monica dalle false lusinghe del giovane Donello. Fa il suo primo ingresso in scena Basilio, che viene informato del rogo di Agnese e delle sue grida sul rogo. In quegli ultimi attimi di vita la strega aveva urlato che la madre di Silvana aveva legato a sé l'esarca con l'uso delle arti magiche. Basilio e Silvana restano soli, e su insistenza di lei Basilio svela come sarebbe iniziato il loro amore. Confessa che le prime nozze furono senza gioia. E che, tratto con arti magiche nella casa della madre di Silvana, conobbe alla vista della giovane ragazza l'amore per la prima volta. Basilio, dunque, ammette di aver salvato dal rogo la madre di Silvana, "dalla pena giusta", per aver ceduto alle lusinghe dei piaceri terreni. Basilio, dunque, chiede perdono a Dio per la propria debolezza. Ma Silvana sembra più colpita dalla certezza di essere figlia di una strega e di poter evocare poteri sovrannaturali: "forse la fiamma che sì fiera avvampa entro di me, forse è il materno sangue". Rimasta sola nel buio della stanza tenta di invocare il nome di Donello davanti alla fiamma di un candelabro. Durante la sperimentazione di questo rito, l'uomo la sorprende alle spalle e fra i due scoppia una irrefrenabile passione.

 

Atto III

In uno struggente duetto d'amore, Donello e Silvana vivono una passione fatale che però si scontra con i rimorsi di Donello nei confronti di questa relazione clandestina. Eudossia irrompe nella scena ed esorta Donello a stare vicino a suo padre, la cui salute sta peggiorando e che merita tutto l'amore del figlio. Basilio, visibilmente fiaccato, impone al figlio la partenza per Bisanzio, in quanto la basilissa Irene lo reclama. Silvana guizza colpita e sospetta una trama di Eudossia per allontanare Donello da lei. Il giovane, contrariato, obbedisce e lascia la stanza. Silvana, sola con Basilio, prega il marito di trattenere il figlio a Ravenna; ma l'uomo resta inflessibile. In quel momento Silvana, sempre remissiva con Basilio, dà sfogo alla sua ira, accusando l'uomo di averle tolto tutto: la giovinezza, la libertà. E ora anche... il vero amore. Silvana confessa di aver amato Donello e di aver tante volte desiderato la morte del marito. Colpito dalle parole di Silvana, Basilio crolla e giace morto sul pavimento. Silvana dunque ricorda le parole su sua madre, la quale avrebbe potuto uccidere col solo pensiero. E, sgomenta, chiede aiuto. Eudossia, vedendo la scena, col figlio morto ai piedi, accusa Silvana di averlo ucciso con l'aiuto del Demonio.

 

La scena si sposta nella basilica di San Vitale, dove la fede dei cristiani viene esaltata con grandioso coro sacro. Qui avviene il processo che potrebbe portare al rogo Silvana, obbligata a discolparsi dalle accuse mosse da Eudossia.

 

Silvana nega l'accusa di stregoneria e dice di avere agito solo per amore. Donello cerca di attribuirsi ogni colpa e Silvana sta per essere assolta, col favore del coro dei presenti. Ma Eudossia, ricordando le accuse di Agnese dal rogo, che invocava il nome di Silvana, giura che la giovane donna è una strega e che ha ucciso suo figlio. Donello, preso dal rimorso per il torto compiuto al padre, non è più certo dell'innocenza di Silvana e le chiede di giurare sulla croce: "Dì che non è vero!". Consapevole di aver persa anche la fiducia dell'amato, Silvana perde la forza di difendersi e confessa, firmando una condanna a morte che ha lo stesso valore di un suicidio.

Programma e cast

Durata: ca. 2 ore e 45 minuti / Una pausa

In italiano con sottotitoli in tedesco e inglese

Introduzione: 45 minuti prima dell'inizio dello spettacolo nel foyer di destra

Prima rappresentazione il 23 gennaio 1934 al Teatro dell'Opera di Roma
Prima assoluta alla Deutsche Oper di Berlino il 29 settembre 2024

 

Cast

Direzione musicale: Carlo Rizzi

Produzione: Christof Loy

Palcoscenico: Herbert Murauer

Costumi: Barbara Drosihn

Luce: Fabrice Kebour

Cori: Jeremy Bines

Prove del coro dei bambini: Christian Lindhorst

Drammaturgia: Konstantin Parnian

Silvana: Aušrine Stundyte

Donello: Georgy Vasiliev

Basilio: Ivan Inverardi

Eudossia: Martina Serafin

Agnese di Cervia: Doris Soffel

Monica: Sua Jo

Agata: Cristina Toledo

Lucilla: Martina Baroni

Sabina: Karis Tucker

Zoe: Caren Van Oijen

L'Esorcista: Patrick Guetti

Il Vescovo: Manuel Fuentes

Madre: Caitlin Gotimer

Tenore solista: Chance Jonas-O'Toole

Attore: Andrea Sparta

Attore: Nicolas Franciscus

Attore: Koray Tuna

Cori: Coro della Deutsche Oper di Berlino

Coro di bambini: Coro di bambini della Deutsche Oper di Berlino

Orchestra: Orchestra dell'Opera Tedesca di Berlino

La Deutsche Oper Berlin

La Deutsche Oper Berlin è una compagnia d'opera situata nel quartiere berlinese di Charlottenburg, Germania. L'edificio residente è il secondo più grande teatro lirico del paese e anche la sede del Balletto di Stato di Berlino.

La storia dell'azienda risale agli Opernhaus Deutsches costruiti dalla città allora indipendente Charlottenburg-la "città più ricca di Prussia", secondo i piani progettati da Heinrich Seeling dal 1911. Ha aperto il 7 nov 1912 con una performance di Fidelio di Beethoven, condotto da Ignatz Waghalter. Dopo l'incorporazione di Charlottenburg dal 1920 Grande Berlino Act, il nome dell'edificio residente è stato cambiato a Städtische Oper (Municipal Opera) nel 1925.

Deutsches Opernhaus, 1912
Con il Machtergreifung nazista nel 1933, l'opera era sotto il controllo del Ministero della Pubblica dell'Illuminismo e Propaganda del Reich. Ministro Joseph Goebbels aveva il nome cambiato di nuovo al Deutsches Opernhaus, in competizione con il Berlin State Opera a Mitte controllato dal suo rivale, il prussiano ministro-presidente Hermann Göring. Nel 1935, l'edificio è stato ristrutturato da Paul Baumgarten e il salotto ridotta 2300-2098. Carl Ebert, il direttore generale della seconda guerra pre-mondiale, ha scelto di emigrare dalla Germania piuttosto che avallare la visione nazista della musica, e ha continuato a collaborare -ha trovato l'Opera Festival di Glyndebourne in Inghilterra. Egli fu sostituito da Max von Schillings, che ha aderito a emanare opere di "carattere tedesco puro". Molti artisti, come il direttore d'orchestra Fritz Stiedry o il cantante Alexander Kipnis seguiti Ebert in emigrazione. Il teatro fu distrutto da un raid aereo della RAF, il 23 novembre 1943. Spettacoli continuato al Admiralspalast a Mitte fino al 1945. Ebert restituito come direttore generale dopo la guerra.

Dopo la guerra, la società in quello che ormai era Berlino Ovest utilizzato il vicino edificio delle Theater des Westens fino a quando il teatro è stato ricostruito. Il design sobrio di Fritz Bornemann è stata completata il 24 settembre 1961. La produzione di apertura era Don Giovanni di Mozart. Il nuovo edificio inaugurato con il nome attuale.

© Günter Karl Bose
© Leo Seidel
© Bettina Stöß
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