La Traviata

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La traviata, uno dei titoli più conosciuti di Verdi, va in scena al Teatro Real nella produzione iconica di Willy Decker, che non è stata rappresentata nel 2020 a causa dello scoppio della pandemia di COVID-19. Un classico che vede la partecipazione di grandi artisti come Nadine Sierra, Xabier Anduaga e Adela Zaharia.

 

Opera in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi (1813–1883)
Libretto di Francesco Maria Piave, basato su La signora delle camelie di Alexandre Dumas Jr.


Prima rappresentazione al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853
Prima rappresentazione al Teatro Real il 1º febbraio 1855
Prodotta dall'Opera & Balletto Nazionale Olandese

 

Trama

3 Atti

«Ti prego dunque di adoperarti affinché questo soggetto sia il più possibile originale e accattivante nei confronti di un pubblico sempre teso a cercare in argomenti inusuali un confine alla propria moralità»

(Giuseppe Verdi nella lettera a Francesco Maria Piave sulla trama della Traviata[4])

 

Atto I

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV)

Dopo un profondo e toccante Preludio, il sipario si apre mostrando un elegante salone della casa parigina di Violetta Valery, dove lei, donna di mondo, attende gli invitati. Violetta saluta tra gli altri Flora Bervoix e il visconte Gastone de Letorières, che le presenta Alfredo Germont, spiegandole che è un suo grande ammiratore e che durante la sua recente malattia si era recato spesso nella sua casa per ricevere notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per il comportamento ammirevole di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa curiosità del giovane innamorato; il Barone, irritato, mostra il suo disappunto a Flora. Poco dopo, Gastone propone un brindisi al Barone che rifiuta; Alfredo ritroso accetta invitato da Violetta cui si uniscono gli altri invitati, che cantano alla vita e alla bellezza che fugge e al vino che riscalda l'amore (Libiamo ne' lieti calici).

 

Atto II

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena VII, Scena VIII, Scena IX, Scena X, Scena XI, Scena XII, Scena XIII, Scena XIV, Scena XV)

Quadro I

Alfredo e Violetta convivono ormai da tre mesi nella casa di campagna dei Germont; il giovane è contento della sua vita con l'amata (De' miei bollenti spiriti), quando sopraggiunge Annina, la domestica di lei. Interrogata da Alfredo, ella ammette di essere stata a Parigi per vendere tutti i beni della sua padrona coi quali poter pagare le spese di mantenimento della casa, per una somma di 1.000 luigi; Alfredo promette di andare lui stesso a sistemare gli affari e raccomanda ad Annina di non far parola del loro dialogo con Violetta. Rimasto solo, Alfredo si incolpa per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infamia!)

Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa presso il palazzo di Flora Bervoix. Subito dopo Giuseppe annuncia la visita di un signore, che Violetta crede sia il suo avvocato e fa entrare. È invece Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che l'accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l'amante presso di lei: il vecchio signore capisce la situazione, ma pur convinto dell'amore che lega Violetta al figlio, le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli. Germont spiega che ha anche una figlia e che Alfredo, se non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo). Violetta così propone di allontanarsi per un certo periodo da Alfredo; ma non basta e il vecchio Germont le chiede di abbandonarlo per sempre, il che Violetta non può accettare, non avendo parenti o amici ed essendo affetta dalla tisi. Germont le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo.

 

Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l'amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e riceve la lettera (dal cocchio in partenza) che lei poco prima stava scrivendo. "Alfredo, al giungervi di questo foglio..." è quanto legge e quanto basta per fargli capire che Violetta lo ha lasciato. Quando vede l'invito di Flora sul tavolo, capisce che Violetta è alla festa, e, infuriato, decide di recarvisi anche lui, nonostante le suppliche del padre (Di Provenza il mar, il suol).

Quadro II

Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, che arriva accompagnata dal barone. Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l'ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l'ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo. Alfredo ha rimorso per il gesto di pubblico disprezzo fatto a spese di Violetta, che a sua volta si dichiara convinta che un giorno lui comprenderà le ragioni della separazione e rinnova la promessa di amore eterno.

 

Atto III

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena ultima)

«Ah della traviata sorridi al desìo
a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio»

(Violetta, atto III scena IV)

La scena si svolge nella camera da letto di Violetta. La tisi si fa più acuta e ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita (La tisi non le accorda che poche ore). Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al petto, nella quale Giorgio Germont la informava di aver rivelato la verità ad Alfredo e che il suo amato, fuggito dopo aver ferito Douphol a duello[5], sta tornando da lei. Verdi accompagna il parlato della protagonista con un violino solista che accenna il canto d'amore di Alfredo del primo atto Di quell'amor ch'è palpito. Violetta sa che è troppo tardi ed esprime la sua disillusione nella romanza Addio, del passato bei sogni ridenti.

Per contrasto, all'esterno impazza il carnevale. Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (Parigi, o cara). Giunge anche Giorgio Germont, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, ella gli dice di sposarsi con una giovane che lo ami, ma mai di dimenticarla. Per un momento Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta sul canapè.

Programma e cast

Team Artistico

Direttore d’orchestra: Henrik Nánási
            Francesc Prat __ 1, 10 luglio

Regia: Willy Decker
Scene e costumi: Wolfgang Gussmann
Costumi: Susana Mendoza
Luci: Hans Toelstede
Coreografia: Athol John Farmer
Sostituzione delle scene: Thomas Bruner
Maestro del coro: José Luis Basso

 

Cast

Violetta Valéry: Nadine Sierra __ 24, 27, 29 giugno; 2, 5, 8, 14, 17, 20, 23 luglio
            Adela Zaharia __ 25, 28 giugno; 1, 4, 10, 16, 19, 21 luglio

Flora Bervoix: Karina Demurova
Annina: Gemma Coma-Alabert
Alfredo Germont: Xabier Anduaga __ 24, 27, 29 giugno; 2, 5, 8, 16, 19, 23 luglio
            Iván Ayón Rivas __ 25, 28 giugno; 1, 4, 10, 21 luglio
            Juan Diego Flórez __ 14, 17, 20 luglio

Giorgio Germont: Luca Salsi __ 24, 27, 29 giugno; 2, 5, 8, 14 luglio
            Artur Ruciński __ 25, 28 giugno; 1, 4, 10, 16, 19, 21 luglio
            Gëzim Myshketa __ 17, 20, 23 luglio

Gastone de Letorières: Albert Casals
Barone Douphol: Tomeu Bibiloni
Marchese d'Obigny: David Lagares
Dottor Grenvil: Giacomo Prestia
Giuseppe: Joan Laínez

Coro e Orchestra del Teatro Real

Teatro Reale

Il Teatro Real è il principale teatro lirico spagnolo. E 'considerato la prima istituzione del paese nel campo della musica e delle arti dello spettacolo. 
 
 
La Fondazione Teatro Real è presieduta dal Re e Regina di Spagna. Si basa su due amministrazioni pubbliche che hanno partecipato alla sua creazione: il Ministero dell'Istruzione, della Cultura e dello Sport e la Comunidad de Madrid (Governo Regionale di Madrid). La Fondazione è governata da un Consiglio di 31 fiduciari. Il Consiglio di fondazione elegge il Presidente del Consiglio di amministrazione e la Commissione Esecutiva su proposta del Ministero dell'Istruzione, della Cultura e dello Sport. La Fondazione è un ente pubblico e la società civile svolge un ruolo importante nella sua governance e sponsorizzazione. 
 
 
L'obiettivo del Teatro Real è quello di creare una sede per i più talentuosi cantanti, direttori d'orchestra e registi di tutto il mondo. La sua missione artistica si esprime in una programmazione che cerca l'eccellenza coniugando il repertorio lirico classico e contemporaneo per attrarre un pubblico di tutte le età e interessi. L'introduzione dei giovani e dei bambini all'opera lirica è una preoccupazione particolare. Tutto questo, insieme al Coro Principale e all'Orchestra del Teatro Real, la più moderna competenza tecnologica e il gran numero di produzioni in house sui palcoscenici di tutto il mondo ha posizionato saldamente il Teatro Real in Spagna e all'estero. 
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