Tosca

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Trama

La trama ha luogo a Roma martedì 17 giugno 1800.

 

Atto I

Angelotti, bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di castel Sant'Angelo e cerca rifugio nella basilica di Sant'Andrea della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare le chiavi della sua cappella. La donna è stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa un sagrestano (basso), Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando (...e sempre lava...), mette in ordine gli attrezzi del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo dipinto (Recondita armonia...). Il sagrestano nota che il quadro di Cavaradossi ritrae la bella faccia della marchesa Attavanti. Offrendogli il pranzo, che il pittore rifiuta, il sacrestano finalmente si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che conosce da tempo e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano di fuga, ma l'arrivo di Floria Tosca (soprano), l'amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di nuovo nella cappella con il cibo. Mario non può rivelare alla sua amata l'accaduto poiché teme che ella, fervida credente, riveli in confessione la presenza di Angelotti. Tosca espone a Mario il suo progetto amoroso per quella sera, dopo il suo spettacolo (Non la sospiri la nostra casetta...). Poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica (Qual occhio al mondo...), riesce a calmarla e a congedarla. Tuttavia, Tosca vuole assolutamente che il pittore faccia gli occhi neri al ritratto.

 

Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo con Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga. Portano con sé il travestimento femminile, dimenticando però il ventaglio nella cappella.

 

La falsa notizia della vittoria delle truppe austriache su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita l'indisciplinata cantoria di bambini a prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge con i suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono), capo della polizia papalina, il quale, sulle tracce di Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch'egli bonapartista. Scarpia trova nella cappella il ventaglio dimenticato da Angelotti. Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo e poter quindi scovare Angelotti, sia per motivi professionali ma anche amorosi, egli cerca di coinvolgere Tosca, della quale è segretamente innamorato. Tosca, infatti, è ritornata in chiesa per informare l'amante che il programma è sfumato, in quanto ella è stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare l'avvenimento militare (Ed io venivo a lui tutta dogliosa...). Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca sfruttando il ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritrovarli. Uscita Tosca, Scarpia ordina al suo agente di polizia Spoletta di seguirla di nascosto (Tre sbirri, una carrozza...) e, mentre i fedeli popolano la chiesa intonando il Te Deum per celebrare la sconfitta di Napoleone, il barone immagina con gioia feroce l'impiccagione di Cavaradossi e sogna di avere Tosca fra le sue braccia.

 

Atto II

Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del re e della regina di Napoli per celebrare la vittoriosa battaglia, nel suo appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri gendarmi hanno seguito la furente Tosca fino alla villetta di Mario, dalla quale la donna è tuttavia uscita poco dopo, avendo compreso il grave errore causato dalla sua gelosia. Gli sbirri hanno perquisito a fondo la dimora ma non sono stati in grado di localizzare Angelotti, così arrestano Mario e lo conducono al cospetto di Scarpia. Il pittore, interrogato, si rifiuta di rivelare il nascondiglio di Angelotti e viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato.

 

Tosca, che poco prima aveva eseguito una cantata al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le urla di Mario. Stremata dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia, apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la notizia della vittoria delle truppe austriache è falsa, e che invece è stato Napoleone a vincere a Marengo. Mario inneggia ad alta voce alla vittoria e Scarpia lo condanna immediatamente a morte per impiccagione, facendolo condurre via. Più tardi arriva anche la notizia che Angelotti si è suicidato all'arrivo degli sbirri: Scarpia ordina che il suo cadavere sia impiccato accanto a Cavaradossi. Disperata, Tosca chiede a Scarpia di accordare la grazia a Mario: il barone acconsente solo a patto che ella gli si conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore), ma invano: Scarpia è irremovibile e Tosca è costretta a cedere. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a Tosca che Cavaradossi sarà fintamente giustiziato mediante una fucilazione simulata, con fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto che permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma questa, che nel frattempo aveva preso un coltello dal tavolo, lo colpisce dritto al cuore e Scarpia muore. Tosca sottrae quindi il salvacondotto dalle mani del cadavere, poi, in uno slancio di religiosa pietà, pone due candelabri accanto al corpo di Scarpia, un crocifisso sul suo petto, e finalmente scappa via.

 

Atto III

È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta un malinconico stornello in romanesco e le campane di Roma suonano la messa del mattino. Sui bastioni di Castel Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un'ultima lettera d'amore a Tosca, ma non riesce a terminarla, sopraffatto dai ricordi (E lucevan le stelle). La donna arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere stata costretta a uccidere Scarpia, gli mostra il salvacondotto e lo informa della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere bene la morte. Mario, però, viene fucilato veramente: Tosca, sconvolta e inseguita dai poliziotti, i quali hanno trovato il cadavere di Scarpia, si getta dalla terrazza del castello.

Programma e cast

MELODRAMMA IN TRE ATTI

Musica di Giacomo Puccini

Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

Tratto dal dramma La Tosca di Victorien Sardou

Prima rappresentazione:
Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900

Sovratitoli in italiano/inglese

Cast
Andrea Battistoni – Direttore d’orchestra
Stefano Poda – Regia, scene, costumi, coreografia e luci
Paolo Giani Cei – Collaboratore alla regia
Claudio Fenoglio – Maestro del coro di voci bianche
Ulisse Trabacchin – Maestro del coro
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino

Nuovo allestimento – Teatro Regio di Torino

Teatro Regio di Torino

Il Teatro Regio di Torino è uno dei teatri d’opera più antichi esistenti: le sue origini risalgono al 1740, anno in cui fu inaugurato come magnifico luogo di spettacolo della Corte Sabauda.
Progettato dall’architetto Benedetto Alfieri secondo criteri innovativi, divenne presto una delle mete dei grandi tour dell’epoca. Dopo quasi due secoli di attività ininterrotta, l’antico edificio, un teatro “all’italiana” con cinque ordini di palchi, fu distrutto da un violento incendio nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 1936.

L’incendio non interruppe la programmazione del Regio, che proseguì in altri teatri della città fino all’apertura dell’attuale struttura.
Unica al mondo per il suo design, grazie al genio dell’architetto Carlo Mollino, fu inaugurata nel 1973 con I Vespri Siciliani di Verdi, nella sola regia firmata da Maria Callas e Giuseppe Di Stefano.

 

Un Teatro, molte proposte

Il Teatro Regio offre una ricca Stagione d’Opera e Balletto composta da numerose opere, balletti e musical.
Accanto alla stagione principale vi sono molte altre attività: concerti sinfonico-corali e di musica da camera che vedono protagonisti l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del Teatro Regio; una serie di spettacoli al Piccolo Regio Puccini destinati alle scuole e alle famiglie; conferenze, visite guidate, mostre ed eventi speciali realizzati in collaborazione con la Città di Torino e con istituzioni come MITO SettembreMusica.
Tutti eventi che pongono il Teatro Regio al centro della vita culturale e artistica di Torino, del Piemonte e non solo.

 

Come arrivare

In treno
Dalle stazioni ferroviarie di Porta Susa e Porta Nuova il Teatro è raggiungibile in taxi (10 minuti) o a piedi (circa 20 minuti).
Puoi trovare il tuo treno per Torino ai seguenti siti:

Trenitalia

NTV-Italo

GTT-SFM

SNCF-TGV

 

In auto
A seconda della provenienza, queste sono le principali vie di accesso:

Da nord e nord-est: autostrada A4 Torino–Milano–Trieste o A5 Torino–Aosta, uscita Corso Giulio Cesare

Da ovest: autostrada A32 Torino–Bardonecchia, uscita Corso Regina Margherita

Da sud e sud-est: autostrada A6 Torino–Savona o A21 Torino–Brescia, uscita Corso Unità d’Italia

Il parcheggio nel centro città è a pagamento, sia su strada che nei numerosi parcheggi sotterranei vicini al Teatro:
Roma/San Carlo/Castello, Santo Stefano, Vittorio Veneto, Valdo Fusi.

Si ricorda che a Torino è attiva una Zona a Traffico Limitato (ZTL) che vieta l’accesso al centro cittadino dalle 7:30 alle 10:30 dal lunedì al venerdì; alcune vie sono riservate al trasporto pubblico dalle 7:00 alle 20:00.
Se soggiorni in un hotel situato all’interno della ZTL, la struttura può fornirti un permesso per l’ingresso con l’auto.

 

Trasporto pubblico
Le fermate più vicine al Teatro Regio sono:

Castello: linee 13, 15, 55, 56

Garibaldi: linee 4, 11, 27, 51, 57, Star2
Le stazioni della metropolitana più vicine si trovano presso le stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa (XVIII Dicembre).

Teatro Regio di Torino
Teatro Regio di Torino
© Ivan Cazzola
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