Tosca

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Tosca – Giacomo Puccini | Opera

Prima parte: 50 minuti | Intervallo: 30 minuti | Seconda parte: 45 minuti | Intervallo: 30 minuti | Terza parte: 30 minuti
Durata complessiva: 3 ore e 5 minuti circa

 

Torna al Maggio l'allestimento di Tosca, il capolavoro pucciniano, firmato da Massimo Popolizio e con la direzione di Michele Gamba. Il 14 gennaio del 1900 al Teatro Costanzi di Roma debutta Tosca, opera in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. La fonte è il dramma storico La Tosca di Victorien Sardou, scritto nel 1887 appositamente per l’attrice Sarah Bernhardt. Puccini si era infiammato per quel soggetto dopo aver assistito a una recita teatrale e fece di tutto per trasformarlo in opera. Tuttavia, l’editore Ricordi affidò inizialmente il progetto a un altro compositore, Alberto Franchetti, salvo poi rimetterlo nelle mani di Puccini nel 1895. Per realizzare il libretto di Tosca viene riconfermato il tandem Illica-Giacosa, già collaudato con successo ne La bohème. Ma i lavori procedono a rilento e con numerose lagnanze da parte dei librettisti. Entrambi ritengono il dramma di Sardou inadatto alla trasposizione operistica per i troppi avvenimenti che prendono il sopravvento sulla poesia. Puccini, invece, dal canto suo non se ne preoccupa e seguendo solo il suo intuito musicale nel 1899 firma quello che di lì a breve diventerà un altro suo grande capolavoro. Tosca è dunque un’opera d’azione dove la tensione non si allenta mai e in cui il discorso musicale deve necessariamente procedere senza sosta, salvo rare eccezioni. Questo induce il compositore lucchese ad adottare una tecnica narrativa costruita sua una fitta rete di motivi brevi e ricorrenti - spesso combinati tra loro - per commentare il frenetico svolgersi della vicenda. L’azione è ambientata nella Roma papale al tempo della battaglia di Marengo. I protagonisti Floria Tosca, primadonna al quadrato passionale e volitiva, e il suo amante Mario Cavaradossi, pittore dalle simpatie liberali e anticlericale convinto, sono ostacolati dal barone Scarpia, capo della polizia borbonica a servizio del papato. Animato da torbide passioni e da un’innata malvagità, il barone, come un sadico burattinaio, determina l’andamento degli eventi dall’inizio alla fine. Feroce persecutore di Mario prima e di Tosca poi (fino a quando non viene assassinato dalla donna dopo un tentativo di violenza su quest'ultima), Scarpia continua ad aleggiare come un fantasma in orchestra anche da morto con la ripetizione del suo tema minaccioso costruito sul tritono, l’intervallo sinistro che da secoli in musica è associato al Male. Ma l’atmosfera drammatica della storia, che prevede tre morti violente in scena (un accoltellamento, una fucilazione e un suicidio), è accentuata ulteriormente da Puccini anche attraverso una scrittura orchestrale carica di dissonanze e tensioni, che anticipano l’estetica espressionista, e una vocalità spesso esasperata e spinta al limite.

 

Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
Cast aggiornati al 30 giugno 2024

 

 

Trama

La trama ha luogo a Roma martedì 17 giugno 1800.

 

Atto I

Angelotti, bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di castel Sant'Angelo e cerca rifugio nella basilica di Sant'Andrea della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare le chiavi della sua cappella. La donna è stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa un sagrestano (basso), Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando (...e sempre lava...), mette in ordine gli attrezzi del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo dipinto (Recondita armonia...). Il sagrestano nota che il quadro di Cavaradossi ritrae la bella faccia della marchesa Attavanti. Offrendogli il pranzo, che il pittore rifiuta, il sacrestano finalmente si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che conosce da tempo e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano di fuga, ma l'arrivo di Floria Tosca (soprano), l'amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di nuovo nella cappella con il cibo. Mario non può rivelare alla sua amata l'accaduto poiché teme che ella, fervida credente, riveli in confessione la presenza di Angelotti. Tosca espone a Mario il suo progetto amoroso per quella sera, dopo il suo spettacolo (Non la sospiri la nostra casetta...). Poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica (Qual occhio al mondo...), riesce a calmarla e a congedarla. Tuttavia, Tosca vuole assolutamente che il pittore faccia gli occhi neri al ritratto.

 

Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo con Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga. Portano con sé il travestimento femminile, dimenticando però il ventaglio nella cappella.

 

La falsa notizia della vittoria delle truppe austriache su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita l'indisciplinata cantoria di bambini a prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge con i suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono), capo della polizia papalina, il quale, sulle tracce di Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch'egli bonapartista. Scarpia trova nella cappella il ventaglio dimenticato da Angelotti. Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo e poter quindi scovare Angelotti, sia per motivi professionali ma anche amorosi, egli cerca di coinvolgere Tosca, della quale è segretamente innamorato. Tosca, infatti, è ritornata in chiesa per informare l'amante che il programma è sfumato, in quanto ella è stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare l'avvenimento militare (Ed io venivo a lui tutta dogliosa...). Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca sfruttando il ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritrovarli. Uscita Tosca, Scarpia ordina al suo agente di polizia Spoletta di seguirla di nascosto (Tre sbirri, una carrozza...) e, mentre i fedeli popolano la chiesa intonando il Te Deum per celebrare la sconfitta di Napoleone, il barone immagina con gioia feroce l'impiccagione di Cavaradossi e sogna di avere Tosca fra le sue braccia.

 

Atto II

Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del re e della regina di Napoli per celebrare la vittoriosa battaglia, nel suo appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri gendarmi hanno seguito la furente Tosca fino alla villetta di Mario, dalla quale la donna è tuttavia uscita poco dopo, avendo compreso il grave errore causato dalla sua gelosia. Gli sbirri hanno perquisito a fondo la dimora ma non sono stati in grado di localizzare Angelotti, così arrestano Mario e lo conducono al cospetto di Scarpia. Il pittore, interrogato, si rifiuta di rivelare il nascondiglio di Angelotti e viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato.

 

Tosca, che poco prima aveva eseguito una cantata al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le urla di Mario. Stremata dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia, apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la notizia della vittoria delle truppe austriache è falsa, e che invece è stato Napoleone a vincere a Marengo. Mario inneggia ad alta voce alla vittoria e Scarpia lo condanna immediatamente a morte per impiccagione, facendolo condurre via. Più tardi arriva anche la notizia che Angelotti si è suicidato all'arrivo degli sbirri: Scarpia ordina che il suo cadavere sia impiccato accanto a Cavaradossi. Disperata, Tosca chiede a Scarpia di accordare la grazia a Mario: il barone acconsente solo a patto che ella gli si conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore), ma invano: Scarpia è irremovibile e Tosca è costretta a cedere. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a Tosca che Cavaradossi sarà fintamente giustiziato mediante una fucilazione simulata, con fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto che permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma questa, che nel frattempo aveva preso un coltello dal tavolo, lo colpisce dritto al cuore e Scarpia muore. Tosca sottrae quindi il salvacondotto dalle mani del cadavere, poi, in uno slancio di religiosa pietà, pone due candelabri accanto al corpo di Scarpia, un crocifisso sul suo petto, e finalmente scappa via.

 

Atto III

È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta un malinconico stornello in romanesco e le campane di Roma suonano la messa del mattino. Sui bastioni di Castel Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un'ultima lettera d'amore a Tosca, ma non riesce a terminarla, sopraffatto dai ricordi (E lucevan le stelle). La donna arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere stata costretta a uccidere Scarpia, gli mostra il salvacondotto e lo informa della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere bene la morte. Mario, però, viene fucilato veramente: Tosca, sconvolta e inseguita dai poliziotti, i quali hanno trovato il cadavere di Scarpia, si getta dalla terrazza del castello.

Programma e cast

Maestro concertatore e direttore - Michele Gamba

Maestro del Coro - Lorenzo Fratini

Regia - Massimo Popolizio

Scene - Margherita Palli

Costumi - Silvia Aymonino

Luci - Pasquale Mari

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino

Maestra del Coro di voci bianche - Sara Matteucci

 

Floria Tosca - Chiara Isotton/Marta Mari (15, 17)

Mario Cavaradossi - Vincenzo Costanzo/Bror Magnus Tødenes (15, 17)

Scarpia - Alexey Markov/Claudio Sgura (15, 17)

Cesare Angelotti - Mattia Denti

Il sagrestano - Matteo Torcaso

Spoletta - Oronzo D’Urso

Sciarrone - Huigang Liu

 

Teatro del Maggio

Il Teatro del Maggio è in centro, a ridosso della vecchia cinta muraria della città, al fianco della storica Stazione Leopolda. Il giardino che accoglie i visitatori è Piazzale Vittorio Gui, intitolato al fondatore della Stabile Orchestrale Fiorentina e del Maggio Musicale Fiorentino.


In treno
Santa Maria Novella è la principale stazione ferroviaria di Firenze.
Da lì è possibile arrivare in Teatro con un breve tragitto a piedi (circa 10-15 minuti) oppure prendendo la tranvia (una fermata) o un taxi.


In auto
L’Opera di Firenze è appena fuori dalla zona ZTL.
È possibile parcheggiare nei pressi del Parco delle Cascine o a pagamento nel parcheggio Porta al Prato (Via Elio Gabbuggiani, 7) e nel parcheggio di Piazza Vittorio Veneto.


In bus
Linee C1, C2 e D (fermata Leopolda);
Linee 17 e 23A-B (fermata Via delle Carra);
Linea 17B-C, 22, 23N, 23 e 57 (fermata Pierluigi da Palestrina);
Linee 29, 29B, 29BA, 29BC, 29D, 30A, 30B, 30AC, 35 e 35° (fermata Leopolda – Porta al Prato; Capolinea).


In tranvia
Linea T1 (fermata Porta al Prato – Parco della musica).

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