Un ballo in maschera

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Melodramma in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Antonio Somma, tratto dal libretto Gustave III, ou Le Bal masqué di Eugène Scribe

 

Trama

L'azione si svolge a Boston alla fine del XVII secolo.

 

Atto I

Quadro I: palazzo del governatore a Boston

Il Conte Riccardo è il saggio e illuminato governatore della colonia inglese del Massachusetts sotto il regno di Carlo II. La scena si apre nel suo palazzo, dove il Conte riceve una serie di notabili tra i quali, ben nascosto, si cela un piccolo gruppo di congiurati guidati da Samuel e Tom, che sta tramando contro di lui. Intanto il fido paggio Oscar si occupa dei preparativi di un ballo in maschera che di lì a qualche giorno sarà ospitato nel palazzo e porge al Conte una lista degli invitati tra i quali figura Amelia, moglie del creolo Renato, segretario ed amico carissimo di Riccardo. Questi ama segretamente la donna, ma è troppo fedele al proprio amico per tentare di sedurla. Successivamente un giudice chiede a Riccardo di firmare l'atto di condanna all'esilio della maga Ulrica, una donna di colore, ma Oscar tenta di dissuaderlo poiché la fattucchiera potrebbe vendicarsi facendo ricorso alle sue arti; il governatore, scettico, decide di recarsi travestito da pescatore nel suo antro.

 

Quadro II: l'abituro della maga Ulrica

Ulrica, al termine di un rituale, diventa consapevole che qualcosa di molto grave sta per accadere. Arriva Riccardo travestito da pescatore e accompagnato da Oscar e da un gruppo di amici; per mettere alla prova le capacità magiche di Ulrica, il governatore fa predire a turno la ventura di ciascuno di loro, per burlarsi di lei realizzando immediatamente i vaticini con degli astuti stratagemmi. Ad un certo punto giunge una donna che chiede di essere ricevuta da sola: si tratta di Amelia, la quale, divisa fra l'amore e il dovere coniugale, chiede alla maga una pozione che le renda la pace perduta. Ulrica le consiglia di recarsi a mezzanotte in un campo malfamato nei dintorni di un cimitero, dove potrà raccogliere un'erba magica. Riccardo, di nascosto, ascolta la confessione di Amelia e gioisce nel sapere che la donna ricambia il suo amore. Una volta andata via Amelia è Riccardo stesso a farsi predire il futuro. La maga non riconosce la sua nobiltà sotto mentite spoglie, e gli fa una profezia infausta: tra i suoi amici ce n'è uno o più d'uno che tramano contro la sua vita; colui che lo ucciderà sarà anche la prima persona che gli stringerà la mano. Riccardo, per ulteriore dileggio, si aggira tra i presenti chiedendo loro di stringergli la mano, ma nessuno osa farlo. L'arrivo di Renato e la sua amichevole stretta di mano sembrano tuttavia fugare ogni dubbio: Riccardo dichiara che questi è il suo amico più fidato, e non oserà mai ucciderlo. A quel punto Riccardo rivela la sua vera identità a Ulrica e le concede la grazia e la invita ad ammettere che sia una ciarlatana; la maga, pur riconoscente nei suoi confronti, non può ritirare il vaticinio.

 

Atto II

Campo malfamato nei dintorni del cimitero di Boston

Amelia si è recata di notte presso il cimitero, nel campo indicatole da Ulrica, per raccogliere l'erba magica; mentre la cerca, piange il suo amore disgraziato. Riccardo la raggiunge e, durante un colloquio serrato, le strappa la confessione del suo amore. La passione sta per travolgere i due innamorati, quando di lontano si vede sopraggiungere Renato, sulle tracce dei congiurati che stanno per tendere un agguato al Conte. Renato non riconosce la moglie, che si è coperta il volto con un velo, ed esorta l'amico a fuggire. Riccardo accetta dopo aver ottenuto da Renato la solenne promessa che riaccompagnerà la donna velata fino alle porte della città, senza mai rivolgerle la parola. Sopraggiungono i congiurati che, delusi nel trovare il segretario in luogo del governatore, vorrebbero almeno vedere il volto della sua misteriosa amante. Renato si oppone mettendo la mano alla spada e Amelia, per evitare il duello, lascia cadere il velo. La vista della moglie lascia Renato impietrito e desta l'ilarità nei congiurati, che scherzano pesantemente sulla situazione. Renato decide di lavare quest'onta col sangue di Riccardo, così convoca i congiurati nella sua casa per allearsi con loro e favorire l'uccisione del Conte. Quindi riconduce Amelia in città, non prima di averla minacciata di morte.

 

Atto III

Studio del governatore di Boston

Al sorgere del nuovo giorno Renato affronta Amelia e le dice che solo il sangue potrà lavare l'onta. La donna accetta il suo destino ma implora Renato di poter abbracciare per un'ultima volta il loro figlio: nel vedere quella scena straziante, Renato decide di non uccidere sua moglie, ma solo Riccardo. Poco dopo Samuel e Tom, i congiurati, giungono a casa di Renato, ancora stupefatti del cambio repentino dell'uomo, che conferma di voler partecipare all'attentato. Si tira a sorte chi dovrà vibrare il colpo fatale e Amelia è costretta a estrarre il nome dell'assassino: il prescelto è Renato. Successivamente giunge Oscar con l'invito per il ballo in maschera, e Renato afferma che vi andrà assieme ad Amelia, la quale, avendo compreso le intenzioni del marito, tenterà in ogni modo di salvare il suo amato. Nel frattempo Riccardo, meditando nel suo studio sulla fedeltà di Renato, ha deciso di rinunciare ad Amelia ed intende rimpatriare Renato in Inghilterra assieme alla moglie: mentre firma il decreto arriva Oscar con un biglietto consegnatogli da una donna misteriosa, ove sta scritto che durante il ricevimento la sua vita sarà messa in pericolo. Riccardo decide di presenziare comunque al ballo per rivedere un'ultima volta la sua amata. Il ballo in maschera ha dunque inizio: Renato tenta di capire quale sia il travestimento di Riccardo, e con uno stratagemma riesce a carpire l'informazione da Oscar. Nel frattempo Riccardo viene avvicinato da Amelia, che lo implora di fuggire. Riccardo rifiuta, ma le confessa di aver firmato l'ordine per la sua partenza. Mentre si accingono all'addio, giunge Renato e pugnala a tradimento il Conte. Oscar accusa Renato del delitto ma il Conte, agonizzante, fa liberare l'amico e, fattolo avvicinare, gli confessa di aver amato Amelia ma di averne rispettato l'onore, e gli mostra il dispaccio firmato. Mentre Renato contempla le conseguenze dell'erronea vendetta, Riccardo muore, pianto da tutti i presenti.

Programma e cast

Opera in italiano con sovratitoli in italiano e inglese
Durata: 3 ore circa, con intervallo

 

Direttore | Pinchas Steinberg
Regia | Massimo Gasparon (da un’idea di Pierluigi Samaritani)
Scene e Costumi | Pierluigi Samaritani
Luci | Andrea Borelli
Coreografie | Roberto Maria Pizzuto

 

Interpreti
Riccardo | Piero Pretti (4, 8, 11) / Vincenzo Costanzo (5, 10)
Renato | Ludovic Tézier (4, 8, 11) / Ernesto Petti (5, 10)
Amelia | Anna Netrebko (4, 8, 11) / Valeria Sepe (5, 10)
Ulrica, indovina | Elizabeth DeShong♭
Oscar, paggio | Cassandre Berthon♭
Silvano, marinaio | Maurizio Bove #
Samuel, nemico del Conte | Romano Dal Zovo♭
Tom, nemico del Conte | Adriano Gramigni
Un Giudice / Un servo d’Amelia | Massimo Sirigu♮

 

♭ debutto al Teatro di San Carlo
♮ Coro del Teatro di San Carlo
# Accademia del Teatro di San Carlo

 

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi

 

Produzione del Teatro Regio di Parma

Teatro di San Carlo

 

 

Teatro di San Carlo Napoli; Teatro dell'Opera di San Carlo; Real Teatro di San Carlo Napoli.

 

Il Real Teatro di San Carlo (Teatro Reale di San Carlo), il suo nome originale sotto la monarchia borbonica ma oggi conosciuto semplicemente come Teatro di San Carlo, è il Teatro dell'Opera a Napoli, Italia. Si trova adiacente alla centrale Piazza del Plebiscito, ed è collegato al Palazzo Reale.

È una delle più antiche sedi dell'opera pubblica del mondo, inaugurata nel 1737, solo cinque anni dopo il Teatro Manoel di Malta e decenni prima dei teatri La Scala di Milano e La Fenice di Venezia. 

La stagione lirica va da fine gennaio a maggio, con la stagione dei balletti da aprile a inizio giugno. Un tempo il teatro aveva una capienza di 3.285 posti a sedere ma oggi è stato ridotto a 1414 posti a sedere. Per le sue dimensioni, la struttura e l'antichità è stato il modello per i seguenti teatri in Europa.

 

Storia del teatro dell'opera

Commissionato dal re borbonico Carlo VII di Napoli, Carlo VII, Carlo voleva dotare Napoli di un nuovo e più grande teatro per sostituire il vecchio, fatiscente e troppo piccolo Teatro San Bartolomeo del 1621, che aveva servito bene la città, soprattutto dopo che Scarlatti vi si era trasferito nel 1682 e aveva iniziato a creare un importante centro lirico che esisteva già nel Settecento.

 

Così, il 4 novembre 1737, giorno del re, fu inaugurato il San Carlo, con la rappresentazione dell'Achille in Sciro dell'opera di Domenico Sarro, basata sul libretto di Metastasio del 1736, musicato in quell'anno da Antonio Caldara. Come di consueto, il ruolo di Achille era interpretato da una donna, Vittoria Tesi, detta "Moretta"; l'opera comprendeva anche il soprano Anna Peruzzi, detta "la Parrucchierina" e il tenore Angelo Amorevoli. Sarro ha anche diretto l'orchestra in due balletti come intermezzi, creati da Gaetano Grossatesta, con scene disegnate da Pietro Righini. Le prime stagioni hanno messo in evidenza la preferenza reale per i numeri di danza, e si sono esibiti tra i famosi castrati.

 

Alla fine del XVIII secolo, Christoph Willibald Gluck fu chiamato a Napoli dall'impresario Tufarelli per dirigere a teatro la sua Clemenza di Tito del 1852, e Johann Christian Bach nel 1761-62 portò due opere, Catone in Utica e Alessandro nell'Indie.

 

1737: Costruzione del Teatro di San Carlo

 

Il nuovo teatro dell'opera fu progettato da Giovanni Antonio Medrano, architetto militare, e Angelo Carasale, già direttore del San Bartolomeo. L'auditorium a ferro di cavallo è il più antico del mondo. Fu costruita al costo di 75.000 ducati. La sala era lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri, con 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, più un palco reale in grado di ospitare dieci persone, per un totale di 1.379 posti a sedere. Compreso il posto in piedi, il teatro poteva ospitare oltre 3.000 persone. Il compositore e violinista Louis Spohr esaminò a fondo le dimensioni e le proprietà acustiche di questo teatro lirico il 15 febbraio 1817, e concluse il tutto:

 

non c'è posto migliore per il balletto e la pantomima. Movimenti militari di fanteria e cavalleria, battaglie e tempeste in mare possono essere rappresentati qui senza cadere nel ridicolo. Ma per l'opera, in sé, la casa è troppo grande. Anche se i cantanti, la Signora Isabella Colbran, [Prima Donna della compagnia lirica del Teatro San Carlo e futura moglie di Rossini], e i Signori Nozzari, Benedetti, etc., hanno voci molto forti, solo i loro toni più alti e stentoriani potevano essere ascoltati. Si è persa ogni tipo di tenera espressione.

 

Molto ammirato per la sua architettura, le sue decorazioni in oro e la sontuosa tappezzeria blu (il blu e l'oro sono i colori ufficiali dei Borbone), il San Carlo era oggi il più grande teatro lirico del mondo[6]. In relazione al potere dell'attuale Regno Borbonico delle Due Sicilie, Beauvert osserva che il disegno del teatro, con i suoi 184 palchi privi di tende, era tale che "nessuno poteva evitare lo scrutinio del sovrano" che aveva il suo accesso privato dal Palazzo Reale.

Nel 1809 Domenico Barbaia fu nominato direttore dei reali teatri d'opera di Napoli e rimase in carica fino al 1841. Ben presto si affermò per le produzioni innovative e abbaglianti, che attiravano nel teatro lirico sia il pubblico che i cantanti di spicco.

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