Un ballo in maschera

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Un ballo in maschera – Giuseppe Verdi
Opera in tre parti, in tre atti, in italiano, con sottotitoli in ungherese, inglese e italiano
Durata dello spettacolo: 3 ore e 30 minuti, con 2 intervalli.

 

Il soggetto di quest'opera scatenò la più aspra battaglia di Verdi con la censura di Napoli e, successivamente, di Roma. Il libretto originale trattava un evento storico reale: il regicidio del re di Svezia nel 1792. Tuttavia, questo argomento si rivelò troppo delicato, data la situazione politica dell'epoca, e per compiacere i censori il re venne trasformato in un conte e la trama trasferita dall'Europa alle colonie inglesi del Nord America. Dopo alcune altre piccole modifiche, la censura romana permise la messa in scena dell'opera, che, una volta spogliata del tema dell'assassinio politico, rivela una storia d'amore. Al di là del malcontento politico, la vera posta in gioco è un matrimonio da salvare. Nascoste sullo sfondo della storia si agitano emozioni viscerali come l'amore non corrisposto e la gelosia cieca, che fanno avanzare la trama.

Un ballo in maschera è presentato nel repertorio dell'Opera – in conformità con l'intenzione originale del compositore – come la storia del re svedese Gustavo III in una produzione creata dal giovane regista italiano e vincitore di concorsi Fabio Ceresa.

 

 

Trama

L'azione si svolge a Boston alla fine del XVII secolo.

 

Atto I

Quadro I: palazzo del governatore a Boston

Il Conte Riccardo è il saggio e illuminato governatore della colonia inglese del Massachusetts sotto il regno di Carlo II. La scena si apre nel suo palazzo, dove il Conte riceve una serie di notabili tra i quali, ben nascosto, si cela un piccolo gruppo di congiurati guidati da Samuel e Tom, che sta tramando contro di lui. Intanto il fido paggio Oscar si occupa dei preparativi di un ballo in maschera che di lì a qualche giorno sarà ospitato nel palazzo e porge al Conte una lista degli invitati tra i quali figura Amelia, moglie del creolo Renato, segretario ed amico carissimo di Riccardo. Questi ama segretamente la donna, ma è troppo fedele al proprio amico per tentare di sedurla. Successivamente un giudice chiede a Riccardo di firmare l'atto di condanna all'esilio della maga Ulrica, una donna di colore, ma Oscar tenta di dissuaderlo poiché la fattucchiera potrebbe vendicarsi facendo ricorso alle sue arti; il governatore, scettico, decide di recarsi travestito da pescatore nel suo antro.

 

Quadro II: l'abituro della maga Ulrica

Ulrica, al termine di un rituale, diventa consapevole che qualcosa di molto grave sta per accadere. Arriva Riccardo travestito da pescatore e accompagnato da Oscar e da un gruppo di amici; per mettere alla prova le capacità magiche di Ulrica, il governatore fa predire a turno la ventura di ciascuno di loro, per burlarsi di lei realizzando immediatamente i vaticini con degli astuti stratagemmi. Ad un certo punto giunge una donna che chiede di essere ricevuta da sola: si tratta di Amelia, la quale, divisa fra l'amore e il dovere coniugale, chiede alla maga una pozione che le renda la pace perduta. Ulrica le consiglia di recarsi a mezzanotte in un campo malfamato nei dintorni di un cimitero, dove potrà raccogliere un'erba magica. Riccardo, di nascosto, ascolta la confessione di Amelia e gioisce nel sapere che la donna ricambia il suo amore. Una volta andata via Amelia è Riccardo stesso a farsi predire il futuro. La maga non riconosce la sua nobiltà sotto mentite spoglie, e gli fa una profezia infausta: tra i suoi amici ce n'è uno o più d'uno che tramano contro la sua vita; colui che lo ucciderà sarà anche la prima persona che gli stringerà la mano. Riccardo, per ulteriore dileggio, si aggira tra i presenti chiedendo loro di stringergli la mano, ma nessuno osa farlo. L'arrivo di Renato e la sua amichevole stretta di mano sembrano tuttavia fugare ogni dubbio: Riccardo dichiara che questi è il suo amico più fidato, e non oserà mai ucciderlo. A quel punto Riccardo rivela la sua vera identità a Ulrica e le concede la grazia e la invita ad ammettere che sia una ciarlatana; la maga, pur riconoscente nei suoi confronti, non può ritirare il vaticinio.

 

Atto II

Campo malfamato nei dintorni del cimitero di Boston

Amelia si è recata di notte presso il cimitero, nel campo indicatole da Ulrica, per raccogliere l'erba magica; mentre la cerca, piange il suo amore disgraziato. Riccardo la raggiunge e, durante un colloquio serrato, le strappa la confessione del suo amore. La passione sta per travolgere i due innamorati, quando di lontano si vede sopraggiungere Renato, sulle tracce dei congiurati che stanno per tendere un agguato al Conte. Renato non riconosce la moglie, che si è coperta il volto con un velo, ed esorta l'amico a fuggire. Riccardo accetta dopo aver ottenuto da Renato la solenne promessa che riaccompagnerà la donna velata fino alle porte della città, senza mai rivolgerle la parola. Sopraggiungono i congiurati che, delusi nel trovare il segretario in luogo del governatore, vorrebbero almeno vedere il volto della sua misteriosa amante. Renato si oppone mettendo la mano alla spada e Amelia, per evitare il duello, lascia cadere il velo. La vista della moglie lascia Renato impietrito e desta l'ilarità nei congiurati, che scherzano pesantemente sulla situazione. Renato decide di lavare quest'onta col sangue di Riccardo, così convoca i congiurati nella sua casa per allearsi con loro e favorire l'uccisione del Conte. Quindi riconduce Amelia in città, non prima di averla minacciata di morte.

 

Atto III

Studio del governatore di Boston

Al sorgere del nuovo giorno Renato affronta Amelia e le dice che solo il sangue potrà lavare l'onta. La donna accetta il suo destino ma implora Renato di poter abbracciare per un'ultima volta il loro figlio: nel vedere quella scena straziante, Renato decide di non uccidere sua moglie, ma solo Riccardo. Poco dopo Samuel e Tom, i congiurati, giungono a casa di Renato, ancora stupefatti del cambio repentino dell'uomo, che conferma di voler partecipare all'attentato. Si tira a sorte chi dovrà vibrare il colpo fatale e Amelia è costretta a estrarre il nome dell'assassino: il prescelto è Renato. Successivamente giunge Oscar con l'invito per il ballo in maschera, e Renato afferma che vi andrà assieme ad Amelia, la quale, avendo compreso le intenzioni del marito, tenterà in ogni modo di salvare il suo amato. Nel frattempo Riccardo, meditando nel suo studio sulla fedeltà di Renato, ha deciso di rinunciare ad Amelia ed intende rimpatriare Renato in Inghilterra assieme alla moglie: mentre firma il decreto arriva Oscar con un biglietto consegnatogli da una donna misteriosa, ove sta scritto che durante il ricevimento la sua vita sarà messa in pericolo. Riccardo decide di presenziare comunque al ballo per rivedere un'ultima volta la sua amata. Il ballo in maschera ha dunque inizio: Renato tenta di capire quale sia il travestimento di Riccardo, e con uno stratagemma riesce a carpire l'informazione da Oscar. Nel frattempo Riccardo viene avvicinato da Amelia, che lo implora di fuggire. Riccardo rifiuta, ma le confessa di aver firmato l'ordine per la sua partenza. Mentre si accingono all'addio, giunge Renato e pugnala a tradimento il Conte. Oscar accusa Renato del delitto ma il Conte, agonizzante, fa liberare l'amico e, fattolo avvicinare, gli confessa di aver amato Amelia ma di averne rispettato l'onore, e gli mostra il dispaccio firmato. Mentre Renato contempla le conseguenze dell'erronea vendetta, Riccardo muore, pianto da tutti i presenti.

Programma e cast

Direttore d'orchestra: Gergely Kesselyák
Gustavo, re di Svezia: Adorján Pataki, Boldizsár László
Renato Anckarström: Károly Szemerédy, Attila Mókus
Amelia, moglie di Renato: Zsuzsanna Ádám, Adrienn Miksch
Ulrica: Ildikó Komlósi, Erika Gál
Oscar: Zita Szemere, Eszter Zemlényi
Conte Horn: Géza Gábor
Conte Ribbing: András Kiss
Christiano, marinaio: Máté Fülep
Giudice / Servo di Amelia: Lőrinc Kósa

 

Con l'Orchestra e il Coro del Teatro dell'Opera di Stato ungherese

 

Compositore: Giuseppe Verdi
Libretto tratto dall'opera di Eugène Scribe: Antonio Somma
Regista: Fabio Ceresa
Scenografo: Tiziano Santi
Costumista: Giuseppe Palella
Direttore dei movimenti: Mattia Agatiello
Lighting designer: Ferenc Stadler
Drammaturga, traduzione ungherese: Eszter Orbán
Traduzione inglese: Arthur Roger Crane
Direttore del coro: Gábor Csiki

Teatro dell'Opera di Budapest

INFORMAZIONI IN CASO DI PIENO CASA!

Se tutti i posti sono esauriti per l'orario selezionato, ma desideri comunque vedere la nostra produzione in quel giorno, inizieremo a vendere 84 dei nostri posti in piedi estremamente convenienti 2 ore prima dell'inizio dello spettacolo, con i quali potrai visitare il galleria al 3° piano. I biglietti possono essere acquistati presso la biglietteria del Teatro dell'Opera e sulla nostra interfaccia online. Vorremmo richiamare la vostra attenzione sul fatto che il palco è visibile solo in misura limitata dai posti in piedi e dai sedili laterali, ma allo stesso tempo, il seguito dello spettacolo è supportato anche dalla trasmissione televisiva sul posto.

 

Il Teatro dell'Opera di Budapest (Magyar Állami Operaház in ungherese) è uno dei maggiori esempi di architettura neorinascimentale. Si trova a Pest in Andrássy út 20.

 

Costruito da Miklós Ybl tra il 1875 e il 1884, è un edificio riccamente decorato, ed è considerato uno dei suoi capolavori. In stile neorinascimentale con elementi barocchi, è arricchito con affreschi e sculture di Bertalan Székely,Mór Than e Károly Lotz.

 

Di fronte alla facciata vi sono le statue di Ferenc Erkel, compositore dell'inno nazionale, e del compositore classicoFranz Liszt, entrambe di Alajos Stróbl.

Gustav Mahler ne fu direttore dal 1888 al 1891.

Attila Nagy
© Berecz Valter
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