Wozzeck

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Trama

 

Primo atto

Scena I. Stanza del Capitano. Di buon mattino.

Il Capitano, come di consueto, si fa radere dall'attendente Wozzeck, e intanto conversa con lui. Parla del corso del tempo, della brevità della vita e dell'eternità. Wozzeck, che ha fretta, si limita a rispondere "Signorsì, signor capitano". Il Capitano si diverte per la bonarietà di Wozzeck, ma allo stesso tempo, sottilmente invidioso della sua relazione con Marie, lo rimprovera di avere un comportamento: perché Wozzeck ha avuto un bambino da Marie, senza esser sposato con lei. A questi rimproveri Wozzeck espone le sue ragioni, sostenendo che i poveri come lui non hanno tempo per la moralità, concentrandosi sul fatto che non ha di che vivere. Il Capitano, sconcertato dalle parole del soldato, trova una spiegazione, rispondendo: Wozzeck pensa troppo. Poi, lo manda via.

Scena II. Aperta campagna, sullo sfondo la città. Tardo pomeriggio.

In un bosco, Wozzeck e il suo commilitone Andres raccolgono legna per il Capitano. Andres canta una canzone di caccia. Wozzeck è in preda ad allucinazioni e ovunque scorge immagini d'incubo e di terrore.

Scena III. La stanza di Marie. Sera.

Maria è alla finestra col bambino avuto da Wozzeck e osserva passare al suono di una marcia i soldati e ammira, soprattutto, il prestante Tamburmaggiore. Ne nasce un battibecco con la vicina Margret che rimprovera la sua condotta. Chiusa la finestra, Marie canta una ninnananna a suo figlio che, al sentire la stessa, s'addormenta. Wozzeck bussa alla finestra. Non ha tempo di entrare in casa perché deve rientrare in caserma. Non riesce a liberarsi delle allucinazioni e visioni avute nel bosco, si sente inseguito e intona frasi sconnesse. Marie non riesce a calmarlo. Wozzeck s'allontana senza nemmeno aver dato uno sguardo al suo bambino. Marie si siede, esasperata.

Scena IV. Studio del Dottore. Pomeriggio pieno di sole.

Si ha qui una prima chiave dello strano contegno di Wozzeck: il Dottore, illustra le sue stravaganti teorie sulla nutrizione, attraverso le quali vorrebbe rivoluzionare la scienza del suo tempo. Per tre Groschen al giorno, Wozzeck si offre di sottoporsi ai suoi esperimenti. Il Dottore rimprovera, poi, Wozzeck per aver urinato per strada. Wozzeck cerca di scusarsi: "Ma, signor Dottore, quando interviene la natura!", mentre il Dottore insiste sulla sua teoria: "Non ho dimostrato forse che la vescica è sottoposta alla volontà?". Wozzeck, ancora sotto l'incubo del bosco, risponde al Dottore per convincerlo della sua latente follia. Invece d'aiutarlo, il Dottore si compiace invece per le possibilità che la sua presunta nevrosi può offrire a Wozzeck.

Scena V. Strada davanti alla porta di Marie. Al crepuscolo.

Marie ammira, ancora una volta, la prestanza fisica del Tamburmaggiore che si pavoneggia davanti alla sua casa. Dapprima, Marie respinge le sue avances, quando però queste diventano più violente, cede a esse quasi fatalisticamente.

 

Secondo atto

Scena I. La stanza di Marie. È mattina, c'è il sole.

Maria seduta col bambino in grembo si guarda in uno specchio rotto che tiene in mano e ammira gli orecchini che le ha regalato il Tamburmaggiore. S'accorge tardi di Wozzeck, arrivato all'improvviso, e non riesce a nascondere gli orecchini. Wozzeck s'insospettisce. Poi ella si calma, le consegna la paga e si allontana. Maria è in preda al rimorso.

Scena II. Strada in città. Giorno.

Il Capitano trattiene il Dottore, sebbene questi abbia evidentemente fretta. I due si scambiano qualche garbato insulto. Il Dottore, in preda al suo sadismo, prognostica al Capitano, solo in base alla sua "brutta cera", un prossimo e probabile accesso di apoplessia. Sopraggiunge Wozzeck il quale viene provocato pesantemente dai due presenti con allusioni alla sua vita privata. Ciò aumenta nel soldato il sospetto del tradimento di Marie.

Scena III. Strada davanti alla porta di Marie. Giornata grigia.

Wozzeck ritorna verso la casa di Marie e ha con lei un furioso litigio. La donna nega le accuse di Wozzeck e, quando questi alza le mani su di lei, gli urla con disprezzo: "Non toccarmi! Meglio un coltello in corpo che le tue mani su di me!". Da questo momento in poi l'idea del coltello non lascerà più Wozzeck.

Scena IV. Giardino di una locanda. Tarda sera.

Il soldato vede Marie e il Tamburmaggiore ballare insieme in mezzo alla folla ubriaca di soldati, operai e serve. Andres si è allontanato annoiato da Wozzeck, quest'ultimo freme, in silenzio, in un angolo. Un pazzo gli si avvicina dicendogli: "Sento odore di sangue!". Segue il grido allucinato di Wozzeck: "Sangue, sangue!"

Scena V. Corpo di guardia in caserma. Notte.

Dopo aver confidato ad Andres il ricordo della danza di Marie con l'amante, che lo ossessiona, Wozzeck è provocato dall'ubriaco Tamburmaggiore. Il soldato, tuttavia, non reagisce, ma viene lo stesso buttato a terra e picchiato a sangue.

 

Terzo atto

Scena I. La stanza di Marie. È notte. Lume di candela.

Wozzeck non vede Marie già da due giorni. La donna è sola col bambino e legge la storia dell'adultera nel Vangelo. Prima respinge il bambino, che sembra disturbarla, poi lo richiama a sé e gli narra quello che ha letto come fosse una fiaba.

Scena II. Sentiero nel bosco presso lo stagno. Fa notte.

Wozzeck e Marie camminano. Marie vuole affrettarsi a tornare in città, ma Wozzeck la costringe a fermarsi in riva allo stagno. L'uomo estrae un coltello e affonda la lama nel collo della donna.

Scena III. Una bettola. Notte. Luce debole.

Giovani e prostitute ballano una polka sfrenata. Wozzeck, ubriaco fradicio, fa la corte a Margret, la quale però si accorge del sangue sulle sue mani. I presenti s'affollano minacciosi intorno a Wozzeck che, nella notte, fugge precipitosamente dall'osteria.

Scena IV. Sentiero nel bosco presso lo stagno. Notte di luna come prima.

Wozzeck torna sul luogo del delitto a cercare il coltello che ha dimenticato. Inciampa nel cadavere di Marie, ma riesce a trovare il coltello e lo butta nello stagno. Temendo di non averlo lanciato abbastanza lontano decide di entrare in acqua per ritrovarlo e gettarlo più a fondo. Mentre si lava le mani dal sangue, gli pare che tutta l'acqua, la quale riflette una luna rossa, si tinga del colore del sangue. Sconvolto e senza speranza si lascia andare, affogandosi nello stagno.

Scena V. Strada davanti alla porta di Marie. È mattino chiaro. Splende il sole.

Il bambino sta giocando coi compagni. Alcuni ragazzi passando gli gridano: "Ehi, tu! Tua madre è morta". Il bambino non capisce e continua a cavalcare il suo cavallo di legno.

Programma e cast

in lingua italiana

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore Markus Stenz
maestro del Coro Alfonso Caiani
regia Valentino Villa

 

Wozzeck Roberto de Candia
Marie Lidia Fridman

Teatro La Fenice

Fondato nel 1792, il Teatro La Fenice è stato nell’Ottocento sede di numerose prime assolute di opere di Rossini (Tancredi, Sigismondo,Semiramide), Bellini (I Capuleti e i Montecchi,Beatrice di Tenda), Donizetti (Belisario, Pia de’ Tolomei, Maria de Rudenz), Verdi (Ernani, Attila,Rigoletto, La traviata, Simon Boccanegra). 



Anche nell’ultimo secolo grande è stata l’attenzione alla produzione contemporanea, con prime mondiali quali The Rake’s Progress di Stravinskij, The Turn of the Screw di Britten, L’angelo di fuoco di Prokofiev, Intolleranza di Nono, Hyperion di Maderna e recentemente Entführung im Konzertsaaldi Kagel, Medea di Guarnieri, Signor Goldoni di Mosca, Il killer di parole di Ambrosini. 



Con una capienza di mille posti, un’ottima acustica (ulteriormente migliorata dopo la recente ricostruzione seguita al devastante incendio del 1996), un’orchestra e un coro stabili di 98 e 66 elementi, un ampio pubblico internazionale che si aggiunge all’assiduo pubblico locale, la Fenice si pone tuttora come centro produttivo di primaria importanza, con più di cento recite d’opera all’anno, un’importante stagione sinfonica affidata a direttori di calibro internazionale (ricordiamo le frequenti collaborazioni con Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Jeffrey Tate, Vladimir Temirkanov, Dmitrij Kitajenko, i cicli integrali delle sinfonie di Beethoven, Schumann, Brahms, Mahler e l’attenzione al repertorio contemporaneo, in particolare veneziano, con Nono e Maderna), spettacoli di balletto e concerti di musica da camera. 



La sala, di proprietà del Comune di Venezia, è gestita dalla Fondazione Teatro La Fenice, un ente di diritto privato che conta tra i suoi soci lo Stato italiano, la Regione del Veneto, il Comune di Venezia e numerosi soggetti pubblici e privati, che utilizza per le sue attività anche il Teatro Malibran, ex Teatro di San Giovanni Grisostomo, attivo dal 1678. 


Sovrintendente della Fondazione è attualmente Cristiano Chiarot, direttore artistico Fortunato Ortombina, direttore musicale principale Diego Matheuz, maestro del coro Claudio Marino Moretti.

 

Trasporti

vaporetto 
dal Tronchetto - linea 2 
direzione Rialto, San Marco e Lido 

da Piazzale Roma e dalla Stazione dei treni ‘Santa Lucia’- linea 1 o linea 2 
direzione Rialto, San Marco e Lido 

se sei sulla linea 1, scendi a Rialto; Sant’Angelo, San Samuele o San Marco (Vallaresso) s
e sei sulla linea 2, scendi a Rialto o San Marco (Vallaresso) 


dall’Aeroporto ‘Marco Polo’ di Venezia - servizio pubblico Alilaguna
se sei sulla ‘linea arancio’, scendi a Rialto 
se sei sulla ‘linea blu’, scendi a San Marco (Vallaresso)

 

Parcheggi

Ricordiamo che a Venezia si può arrivare con l’auto ma che in città non viene consentito il transito di auto, biciclette e motorini. 

 

Entrate 

ci sono due differenti tipologie di entrate: 
- l’entrata degli artisti con servizio di portineria, riservata al personale dipendente e agli artisti stessi; 
- l’entrata principale dalla quale hanno accesso il pubblico pagante


Ascensori 

Palchi, Galleria e Loggione si possono raggiungere con gli ascensori

Accesso per i disabili 

Il Teatro è accessibile secondo normativa. 

Ufficio stampa Teatro La Fenice
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